La difficile situazione economico-finanziaria, che s’e’ manifestata un paio d’anni fa e che tutt’ora continua, ha innescato una serie di situazioni che difficilmente saranno superate con i normali “aggiustamenti” che la nostra categoria (i commercianti) era abituata a porre in essere a suo tempo. La cronica incapacita’ ad aumentare il pil nel nostro paese (purtroppo ancora per diversi anni), la crisi psicologica, il mutato approccio all’acquisto da parte del consumatore finale, le varie forme di vendita che si sono aggiunte ai canali classici, la facilita’ di spostarsi anche fuori dai confini nazionali con “pochi” euro, pongono una forte riflessione sulla capacita’ di tenuta della nostra filiera. Ho trascorso la giornata di capodanno in alcune localita’ turistiche del Lago di Garda: Bardolino, Torbole, Garda, Riva. Le prime tre sono nel Veneto, quindi con una legislazione in tema di saldi ben precisa (niente vendite promozionali un mese prima dell’inizio dei saldi quest’anno fissato al 6 gennaio), la quarta e’ in Trentino. Ebbene, in modo particolare a Garda, quasi la totalita’ dei negozi con articoli dei settori tessile-abbigliamento-calzature, quindi legati alla federmodaitalia, esponevano cartelli con la scritta “vendita promozionale”. Cio’evidenzia due aspetti. Primo: la “connivenza” dell’amministrazione comunale. Secondo: l’esigenza d’intervenire con un tavolo vero a livello nazionale al quale far sedere anche governo e consumatori, oltre alla nostra categoria e all’industria, per ridefinire i contratti d’acquisto. non e’ piu’ possibile che il singolo commerciante faccia da magazzino all’industria! Questa e’ la sfida che vorrei vedere lanciata dalla nostra federazione. in alternativa attendo, oltre ad una risposta personale in merito, un progetto di come sara’ lo scenario nel prossimo futuro riferito al nostro comparto. Ci sono parecchie cose che devono essere ridiscusse. Ne cito alcune: a) il ritiro d’una parte dell’invenduto a fine campagna vendita con un prezzo prestabilito; b) un calo del costo del prodotto alla fonte in modo da diminuire il prezzo finale specialmente per tutte quelle merci prodotte fuori dai nostri confini nazionali e/o assemblata poi in italia; c) campagne vendite piu’ vicine al momento della consegna del prodotto; d) sostituzione del prodotto in stagione alla pari; e) meno pressione sui minimi da acquistare. A quel punto le sopra citate vendite selvagge di questi giorni non avrebbero senso d’esistere, poiche’ saremmo ritornati ad un rapporto di fiducia con il consumatore finale il quale non si vede dimezzare nel giro d’una notte il capo acquistato il giorno prima. Il piu’ grande gruppo industriale italiano ha dato un segnale ben preciso, un segnale da seguire anche da parte della nostra categoria. Per rimanere sul mercato ci vogliono nuove regole. da parte di tutti. Rimanere al palo, piuttosto che usare dei palliativi per non voler affrontare di petto un argomento scomodo alla “consorella” confindustria, portera’ danno non solo alle nostre aziende, ma anche alla nostra categoria.
Antonio Barp
vice presidente federmodaitalia della provincia di Belluno