Sabato 8 (turno A) e domenica 9 (turno B) gennaio per la Stagione di Prosa del Teatro Comunale di Belluno organizzata dalla Fondazione Teatri delle Dolomiti, direzione artistica di Daniela Nicosia, in scena Erodiade di Giovanni Testori con Maria Paiato.
Inizio spettacoli ore 20:45.
Lo spettacolo fluisce come una lunga catena di parole, una lotta senza scampo tra due amanti e il Dio che tra essi si frappone, una strenua volontà di sapere. Protagonista della vicenda è Erodiade, madre di Salomé, complice dell’uccisione di San Giovanni Battista. Testori fu particolarmente colpito da questa figura femminile, dotata di una carica virile inusitata, che non esita a spingere la figlia fra le braccia omicide di Erode per vendicarsi del rifiuto di Giovanni, cercando infine la morte in un confronto impari e improponibile con la divinità. La bravissima Maria Paiato, attrice molto cara al pubblico bellunese, dà vita sulla scena all’antica concubina di Erode, una donna sola, abbandonata da tutti, che si rivolge ora alla testa di San Giovanni, ora all’autore, rivelando le vere motivazioni della decollazione del Battista. La regia di Sepe firma un’Erodiade ridotta alla sua essenza, privata di ogni orpello scenico, una messa in scena nuda e feroce, come nudo e feroce è l’animo di Erodiade. Male eterno che flagella come monito costante di perdizione la specie umana, e creatura tutta umana, aspirazione permanente e incerta al bene, fragile ferita esposta all’abisso crudele e insensato della luce, dell’amore. Nell’attimo stesso in cui l’anima cede alla tentazione del niente, la parola decade, preda del dubbio che si manifesti, per gli umani, l’inattesa coincidenza tra Dio e una rara e faticosa possibilità d’amore.
Erodiade è un’opera contemporanea, cui Testori lavorò per circa vent’anni a partire dal 1967, e che venne poi inclusa nel Corpus dei Tre Lai, tre monologhi incentrati sulla vita di Cleopatra, Erodiade e la Madonna, figure femminili amatissime dall’autore nelle quali si condensano i temi, a lui cari, della penitenza e dell’ascesi, nel non facile rapporto tra umano e divino. Non solo un drammaturgo Giovanni Testori, ma una figura di intellettuale multiforme – scrittore, poeta, critico d’arte, regista, attore – emblema di un sofferto, lacerante interrogarsi sulla dialettica tra spirito e materia. L’ancestrale cultura cattolica, che ne segna la vicenda umana e artistica, conosce il dubbio e si riversa, attraverso forme di sperimentalismo linguistico, nel disincanto del reale, nella dialettica estrema tra amore e dolore, desiderio e solitudine. Un autore che, per lo stile e i temi affrontati nelle sue opere, sovente destò scandalo, ma il cui spessore letterario è indiscusso insieme alla tensione bella insita nella sua scrittura, al piacere della forma, alla lucidità e al coraggio dell’analisi, che meritano e attendono, ancora oggi, un’accurata disamina. Lo spettacolo, tratto dal testo di Giovanni Testori, per la regia di Pierpaolo Sepe, vede in scena Maria Paiato. Scene Francesco Ghisu, costumi Sandra Cardini, luci Pasquale Mari, musiche Francesco Forni, drammaturgia e aiuto regia Francesca Manieri.
Info e prenotazioni da venerdì 7 a domenica 9 gennaio, presso la biglietteria del Teatro Comunale di Belluno 0437-940349, tutti giorni dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 20.