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domenica, Ottobre 1, 2023
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Lavoro ed impresa

In questo periodo stiamo toccando con mano, in Europa ed anche in Italia, gli effetti della globalizzazione: doveva portare un benessere generalizzato ed invece sta livellando tutto verso il basso e rende sempre più evidenti le  disuguaglianze: i ricchi sempre più ricchi ed i poveri (in aumento), sempre più poveri. La questione che vorrei porre è di pensare il concetto di lavoro e quello di impresa. Il lavoro è la fonte di vita per una famiglia, una volta perso è pregiudicata la possibilità di vivere dignitosamente per un intero nucleo famigliare. Il lavoratore vive con 900- 1200 Euro, spesso precario. Ha solo questo per vivere: diversamente è senza futuro.
L’impresa, la grande impresa, oggi si misura solo con il profitto, con il massimo profitto: deve pagare azionisti, investire in borsa. Il bene dell’impresa è sempre più avulso dalla società, dai lavoratori, dalle famiglie, dall’ambiente e spesso anche da un progetto futuro.
I margini dell’impresa sono decine di milioni di Euro, ottenuti anche evadendo il fisco, con enormi ricadute verso i più deboli che si vedono ridurre le risorse pubbliche per i servizi sociali.
L’impresa deve guadagnare e chi lavora essere pagato meno possibile.
E’ sotto i nostri occhi il degrado ambientale e le guerre spesso provocate dalle multinazionali per l’accesso alle materie prime nei paesi in via di sviluppo.
Oggi il lavoro a tempo indeterminato a livello operaio è quasi scomparso dalle imprese del nostro paese, le assunzioni sono con contratto determinato e rinnovabile: molto spesso esso viene prorogato per anni senza assunzione definitiva.
Nel giro di meno di  5-10 anni, andando in pensione i lavoratori a tempo indeterminato, rimarranno produzioni con soli lavoratori precari, senza nessun potere contrattuale, a tutto vantaggio dell’impresa che potrà imporre tutte  le sue condizioni.
I contatti individuali rendono impossibile qualsiasi trattativa, sarà sempre il più debole ad essere sottomesso e porteranno l’impresa a dettare le regole su tutto.
L’assenteismo va combattuto perché nuoce all’impresa e ai compagni di lavoro e va  combattuto con forza attraverso forme concordate e partecipate,  ma non può essere perseguito in modo generalizzato. I tempi sono cambiati rispetto a qualche decennio, probabilmente va rivisto il contratto nazionale, il ruolo del sindacato andrà  ridisegnato attraverso organismi europei e più attenzione a chi non ha diritti, (non solo agli iscritti e pensionati), ma tale revisione non può favorire da una parte, l’eliminazione dei diritti dei lavoratori, la pretesa di far lavorare le persone a testa bassa senza protestare, con turni spesso disumani, il ricatto del datore di lavoro che minaccia di spostare stabilimenti dove guadagna di più e dall’altra, la negazione di un riconoscimento al  lavoro usurante di chi opera in turni disumani, di un premio agli operai che contribuiscono efficacemente agli utili dell’azienda e di una tutela ai lavoratori precari, considerati oggi come un popolo allo sbando. Ci sono categorie di lavoratori a cui viene riconosciuto il lavoro usurante ed alle quali viene dato un anno gratuito di pensione ogni periodo lavorativo, ai nostri parlamentari viene emesso un vitalizio di 3000 Euro mensili dopo 5 anni di mandato parlamentare. Perché non deve essere riconosciuto un trattamento simile a chi lavora su turni spesso disumani? 
Una nuova linea va trovata, in una prospettiva che esca dalla sola logica del profitto.
La crisi ci ha appena insegnato che il profitto senza regole è devastante, dovrebbe ricordalo anche chi afferma che la Fiat fa auto e non fa politica …. La bolla scoppiata nel 2007 era fatta di illusioni, di un’avidità  sfrenata di ricchezza, e soprattutto della mancanza di controlli su illusioni e avidità. Anche il disastro ecologico nel golfo del Messico non è accaduto per caso, fu proprio l’amministrazione Clinton che allentò le regole sulla sicurezza delle piattaforme petrolifere e indebolì l’autority del settore lasciando mano libera agli errori della BP, privatizzata proprio dalla Thatcher. E’ urgente che il mondo dell’impresa, della finanza e della politica si facciano prossimi alla vita quotidiana della gente e l’avidità, che ha distrutto e sta distruggendo questa umanità, lasci il posto alla responsabilità.

Francesco Masut

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