
Fob Ice: gli alpini in Gulistan
Oltre alla Fob di Bakwa, prendendo un elicottero di una ditta privata americana, ho raggiunto la Fob Ice del Gulistan. Sorvolando quel lembo di terra che le separa,salendo a nord-est di Bakwa, il panorama cambia a vista d’occhio. Dalle dune desertiche (di un deserto roccioso) ci si inoltra in una vera e propria valle, fatta di picchi e creste. Pare incredibile volare sopra a tale magnificenza e scorgere, di tanto in tanto, piccoli agglomerati di case (perlopiù di una sorta di fango che è, di fatto, cementificato) ognuna con un proprio campo: «la maggior parte coltiva oppio, da queste parti», mi ha detto un ufficiale.
Arrivo in Gulistan il 4 dicembre, me lo ricordo bene perché si festeggia Santa Barbara.

«Quest’anno ci è già stata parecchio vicino», commenta il comandante del reparto del Genio guastatori Tobrouk di Trento, il capitano Salvatore Toscano, che mi accoglie insieme al comandante della Fob, il tenente colonnello Antonio Arivella e al capitano della 66ª compagnia del 7°, chiamata El camors, Daniele Castriota. Dopo aver appoggiato i miei bagagli in tenda (una tenda da cinque: tre donne e due uomini), il ten.col. Arivella mi accompagna a fare un giro della base avanzata. Che trovo più piccola di quella di Bakwa, (in realtà è grande il doppio: 25 mila metri). É accogliente, nonostante i segni sulle altane che testimoniano di scontri a fuoco: «sono antecedenti alla nostra venuta», mi rassicurano due fucilieri che incontriamo lì vicino. In realtà, ogni tanto, arriva qualche colpo di mortaio, dicono che sia lanciato solo per spaventare, «è una tecnica di disturbo», spiega il tenente colonnello. Le minacce, si sa, sono altre: soprattutto gli ordigni sotto terra lungo le strade. La Fob sta a 1385 metri sul livello del mare, di notte in inverno la temperatura scende sotto lo zero. «Quello che facciamo in Gulistan è principalmente l’azione di pushing – spiega Arivella – ovvero spingere gli insurgents verso Nord, verso l’Helmand». Per fare questo gli alpini hanno costruito nella base tutto ciò che occorre. Ai collegamenti radio di pensa il 232° reggimento Trasmissioni di Avellino , per l’acqua corrente ogni giorno una ditta locale rifornisce le cisterne della base, per quella potabile ci pensa la San Benedetto e le scorte che arrivano da Herat. La mensa ha una cucina da campo che, nonostante vi sia il problema dei rifornimenti, riesce a soddisfare tutto il personale. È in costruzione un locale in muratura che ospiterà la cucina ufficiale. L’officina del Gulistan, poi, è stata considerata alla pari di un ospedale,da parte del generale della Brigata Julia, Marcello Bellacicco. Gli alpini che se ne occupano, che fanno parte della Compagnia comando supporto logistico, sono in grado di riparare tutti i mezzi: dai Lince ai mezzi Astra (del Genio). In una tenda a fianco c’è un ufficiale afghano che capta le notizie dall’esterno per poi concludere operazioni importanti, di concerto con i militari Isaf. Non manca un Role Pma (Posto di medicazione avanzato), un ambulatorio che è utilizzato sia dai militari che dalla popolazione, che va a farsi visitare o che riceve le cure attraverso una ambulanza blindata che, in giorni prefissati, gira nei villaggi per andare incontro alle esigenze delle persone che abitano distante dalla Fob.
Santa Barbara con il 2° Reggimento genio guastatori di Trento

Agli uomini del 7° si affiancano i genieri del 2° Reggimento guastatori di Trento. Il capitano Salvatore Toscano ci ospita per pranzo: i suoi ragazzi hanno cucinato la carne per ricordare un po’ degnamente la loro patrona. Bistecche che sembrano quelle mangiate dai Flinstones, da quanto son grandi. «Quest’anno Santa Barbara se la merita tutta la festa, visto che protegge chi lavora con gli esplosivi», dice qualche ragazzo in mimetica. Verso le 18 il capitano ha chiamato a raduno i suoi e c’è stato un momento di raccoglimento e un aperitivo insieme. I militari del genio hanno avuto un ruolo preminente per il disinnesco di molti ordigni durante la missione dell’8-1 0 ottobre, dove persero la vita i quattro alpini del 7°.
A Farah con i Lagunari “Serenissima”
Affidata al reggimento lagunari “Serenissima”, la provincia di Farah, sede della Task Force South, si trova al confine con l’Helmand e l’Iran, una delle zone più delicate dell’Afghanistan. La prossimità con le zone delle vaste operazioni meridionali, che causano un massiccio movimento di insorti, rende l’area particolarmente importante per le operazioni di Isaf. Per il reggimento lagunari “Serenissima”, il controllo del territorio ha assunto quindi una rilevanza fondamentale, a cui si sono aggiunte le operazioni a sostegno della popolazione e del governo locale. In quest’ottica, è stata sistematica la partnership con l’Afghan National Army. Data la peculiarità della zona, il reggimento lagunari è stato supportato da una compagnia di bersaglieri su cingolati “Dardo”.
L’arresto e l’intervento chirurgico per salvare la gamba ad un bambino afghano
La Task Force South, su base Reggimento Lagunari “Serenissima” di Venezia, ha iniziato a pieno regime tutte le attività operative per la stabilizzazione e lo sviluppo della propria area di responsabilità nei dintorni di Farah in Afghanistan. Il partenariato con le forze di sicurezza afgane e i contatti con la popolazione sono intensissimi. I primi di dicembre, dopo 36 ore di intensa attività operativa svolta con un grande dispiegamento di uomini sul terreno e in partnership con le forze di sicurezza afgane, i Lagunari (l’unico reggimento di fanteria anfibia da sbarco in Italia, di stanza a Venezia) sono riusciti ad arrestare 8 sospetti responsabili insurgets (criminali) più altri seguaci. Ma non solo. Circa un mese fa, durante un`attività di incontro con il capo villaggio di Tappeh Sadat, piccola zona abitativa vicino alla base avanzata di Bala Baluk (distretto della provincia di Farah) gestita dalla 1ª compagnia lagunari “Marghera”, è stata allestita una clinica mobile. Dopo aver assistito, con il medico militare, la popolazione afgana locale, l’attenzione è stata attratta da una grande cavità nel piede di un bambino. Il piccolo, di soli 3 anni, si era procurato una ferita al piede dovuta all’incapsulamento di un sasso sotto il tallone destro causando così una profonda e pericolosa infezione, che a breve avrebbe certamente portato all’amputazione dell’arto. Il medico militare resosi conto della gravità del caso e dell’impossibilità di agire sul posto, ha riferito al comando della Task Force South la necessità di intervenire chirurgicamente in una struttura sanitaria specializzata. Grazie alla massima disponibilità del team Medevac americano (medical evacuation) che gestisce le evacuazioni mediche con un elicottero, è stato possibile organizzare il trasporto presso il “Role 1”(ambulatorio della base) “El Alamein” di Farah. Qui un’equipe italo-americana, guidata dal medico militare italiano, ha eseguito un intervento chirurgico al piccolo Hamibullah estraendo il sasso e medicando la ferita e salvando così l’arto al piccolo. L`operazione concepita, organizzata e condotta con estrema rapidità ed efficacia si è conclusa con successo in circa due ore di intervento. Adesso il piccolo Hamibullah dovrà solo attendere la completa guarigione con medicazioni periodiche per poter ricominciare a correre ed a giocare con i propri coetanei. Nel stringere la mano del comandante della Task Force South, colonnello Giovanni Parmiggiani, il padre ha dimostrato una sincera gratitudine a tutto il contingente Isaf, manifestata anche dagli abitanti del villaggio di provenienza. Federica Fant