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Sabato 18 dicembre al Teatro Comunale di Belluno è di scena la lirica con Pergolesi e Cimarosa

Sabato 18 dicembre secondo appuntamento della Stagione Lirica della Fondazione Teatri delle Dolomiti al Teatro Comunale di Belluno con i due intermezzi La serva padrona di Pergolesi e Il Maestro di cappella di Cimarosa. Inizio spettacolo ore 20:45. Pergolesi, marchigiano di nascita, ma profondo conoscitore della cultura musicale di Napoli dove viveva, crea con La serva padrona un intermezzo colto che affonda le proprie origini nella commedia musicale in dialetto napoletano. Questo intermezzo, composto in maniera libera e senza tenere conto dei formalismi musicali dell’epoca, rappresenta situazioni e personaggi caricaturali ma realistici, vicini a quelli della tradizionale commedia dell’arte. Non ha importanza che la sua creatura sia diventata internazionale ed universale, apprezzata da raffinati e filosofi, essa resta fortemente legata alla linfa di una Napoli da sempre milionaria, di sentimenti viscerali e contraddizioni; attingendo a questo humus l’intermezzo ci regala un allegro e scanzonato spaccato di vita napoletana non privo di una certa malizia. L’ambientazione è qui una Napoli fine anni ’30 reinventata, un ieri ancora di oggi appena straniante, dove Serpina deve mentire, inventare uno stratagemma, se vuole riscattare la sua condizione femminile. La sorte della Serpina settecentesca si ripeterà identica duecento anni dopo in Filumena Maturano, donna forte ed appassionata della commedia di Eduardo De Filippo. È alla maschera di Titina di De Filippo protagonista della pièce teatrale e alla Loren della versione cinematografica (Matrimonio all’italiana di De Sica) cui fa riferimento questa Serpina. Mentre per il personaggio di Uberto si prende spunto dal Barone Cefalù, il Fefé di Un divorzio all’italiana di Germi, un Mastroianni in pigiama con retina per tenere in piega i capelli, sigaretta fra le labbra, fascinoso sprezzante, stereotipo del maschio italiano, ma nel privato debole, titubante, ipocondriaco e perennemente indeciso. La scenografia è caratterizzata da un grande letto sospeso che alla fine scenderà permettendo a Serpina di salirvi sopra confermando così il suo nuovo stato di padrona. L’appellativo di Maestro di cappella nel ’600 e nel ’700 era solitamente assegnato al compositore di musiche per funzioni religiose e, soprattutto, al vero responsabile di tutto l’apparato musicale di una cappella annessa alla corte. Un vero esperto di musica e canto che al giorno d’oggi non trova un corrispettivo in un’unica persona ma racchiude le diverse funzioni di direttore d’orchestra, maestro del coro, compositore e cantante. Non di rado s’incontrano nei teatri artisti che si pavoneggiano come esperti “maestri” nelle varie arti musicali e teatrali. Allora come ora era naturale fare una benevola critica a questi boriosi personaggi, che con i loro tic, vezzi, intemperanze e scatti d’ira si prestavano ad essere facile bersaglio di parodie. E ben lo sapeva Cimarosa che poteva attingere ad una vasta esperienza maturata nella sua lunga carriera in diversi paesi d’Europa. Questo intermezzo giocoso, dalla musica brillante e scherzosa, scritto per una sola parte vocale, un basso-baritono comico, ha in realtà due protagonisti che si contrappongono: da un lato il Maestro e dall’altro l’Orchestra, non un corpo unico ed omogeneo, ma un variegato insieme di personalità messo in evidenza dai differenti strumenti musicali. Questi, se abbandonati a sé stessi possono fare ‘’fracasso’’, ma se ben amalgamati e guidati possono offrire un “armonico fracasso”; ed è proprio quello che succede al Maestro di Cimarosa mentre si trova a mettere in musica una aria in “stil sublime”. Quando l’orchestra inizia a suonare l’effetto è catastrofico perché ogni strumento entra al momento sbagliato tanto che il Maestro si trova costretto a canticchiare le varie parti strumentali e a farle ripetere più volte agli orchestrali che, in modo irriverente si prendono gioco di lui, ma alla fine, forse impietositi, eseguiranno correttamente il brano musicale. La serva padrona è un intermezzo in due parti su libretto di Gennarantonio Federico, musica Giovanni Battista Pergolesi, interpreti Lorenzo Regazzo (Uberto), Caterina Di Tonno (Serpina) e Gabriele Ciavarra (Vespone). Il Maestro di cappella è un intermezzo in musica in un atto su musiche di Domenico Cimarosa, in scena Lorenzo Regazzo nei panni del Maestro. Le musiche della serata saranno eseguite da i Sonatori de la Gioiosa Marca, regia, scene e costumi di Guia Buzzi, luci Roberto Gritti. INFO e PRENOTAZIONI fino a venerdì 17 dicembre 0437-943303, sabato 18 dicembre biglietteria del Teatro Comunale 0437-940349 (dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 20).

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