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giovedì, Settembre 21, 2023
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Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare * di Valerio Tabacchi

Pubblichiamo l’intervento di Valerio Tabacchi – membro dell’Assemblea Regionale e Provinciale del Pd Veneto – indirizzata agli organi direttivi del partito, in occasione dell’Assemblea provinciale di oggi (domenica 5 dicembre). Anche in relazione all’emorragia che affligge il Partito democratico bellunese. 

Se il partito a livello nazionale non attraversa un momento facile, a livello locale le cose vanno ancora peggio. In una sola settimana ci hanno lasciato due esponenti di spicco: il Senatore Maurizio Fistarol entrato nel gruppo misto, ma anche Renato Bressan, segretario della Camera del Lavoro provinciale che mi risulta abbia presentato le dimissioni dall’assemblea regionale e provinciale. Le dimissioni di queste due figure, seppure non assimilabili in quanto maturate in contesti completamente differenti e con motivazioni del tutto distinte, sono sicuro porteranno ad altre “dismissioni” nelle prossime settimane. E col termine dismissioni, intendo proprio l’abbandono di aree di pensiero importanti che erano state faticosamente amalgamate nei primi due anni di vita del partito aumentandone il bagaglio di consensi ed idee. Contributi nel caso di Bressan spesso respinti in quanto rappresentante di una certa area politica e sindacale e, come il sottoscritto, colpito da una sorta di forma di ostracismo solo perchè ha avuto il coraggio di porre alcune questioni sulla governance del partito e sulla mancanza di dialettica interna. Questioni che volevano rafforzare la segreteria, non indebolirla.
Questa segreteria provinciale, col suo atteggiamento poco incline al confronto e completamente incapace di tener fede agli accordi, ha snervato molti dirigenti che l’avevano sostenuta in sede congressuale. Basti pensare che in 13 mesi non si è riusciti a completare gli organi dell’esecutivo nominando un vice e un organizzatore che affiancassero la Segretaria. Il tutto affiancato da un’azione politica evanenscente e con l’aggravante che le uniche iniziative sono state messe in campo da singoli esponenti istituzionali del partito (iniziativa sulla scuola curata dalla Bettiol, iniziativa Bressa-Reolon ad esempio) oppure dal Comunale di Belluno. La segretaria provinciale era semplice invitata per fare i saluti di rito, forse. Anche la tornata elettorale regionale ha testimoniato la crisi del Pd a livello provinciale. Senza i molti voti personali (e non pochi quelli extra partito) raccolti dal candidato Sergio Reolon avremmo visto il Pd sprofondare sotto il misero risultato raggiunto e questo nonostante i grandi sforzi profusi anche dall’altro candidato Paolo Vendramini: i candidati c’erano, è mancato il supporto del partito.
Causa di questi insuccessi è senza dubbio la mancata inclusione, sin da subito, nel governo del partito di componenti importanti che avevano garantito di racimolare il 70% dei consensi tra gli iscritti (anche Bellunesi Democratici avevano sostenuto la Lidia anche se si è pensato di poterne fare a meno il giorno dopo le elezioni). La minoranza della maggioranza, per così dire, ha pensato di poter governare il partito appoggiandosi per un po’ a questa o a quella componente come fosse un bob lanciato su una pista ghiacciata costretto ad utilizzare i bordi per rimanere in traiettoria. Da luglio scorso però il bob ha definitivamente deragliato. Si è ignorato il messaggio lanciato all’assemblea provinciale di Pedavena, ove erano presenti ca solo 20 degli 80 dirigenti aventi diritto. Si sono ignorate le assenza in direzione con la segretaria costantemente in balia della minoranza. Si sono ignorate varie ambasciate (condite di proposte e non proteste), l’ultima fatta questa settimana, per chiedere di rafforzare la segreteria completando l’esecutivo e cambiando marcia. Evidentemente tutto è inutile, se non c’è la volontà di prendere atto della realtà e agire di conseguenza.
L’ultima trovata per testimoniare che tutto fila liscio, è la convocazione di questa assemblea per approvare una serie di documenti su temi dove bisognava che mesi fa il Pd prendesse posizione. Sono stati tagliati a vari livelli fondi alla scuola, università, cultura, trasporti, turismo, sviluppo montano, trasferimenti ai comuni etc. L’elenco delle sciagure abbattutesi sulla nostra provincia è infinito, eppure, non si è mai levata una sola parola dell’attuale Segretaria provinciale che è stata meno presente mediaticamente (e in un provincia dove geograficamente e morfologicamente il porta a porta è complicato, essere sui media è indispensabile) in 13 mesi di attività di quanto invece è riuscito ad esempio a fare il nuovo giovane segretario leghista Vello in poche settimane. In molti (dirigenti, iscritti o simpatizzanti del Pd)  in questi mesi hanno rivissuto, aprendo alla mattina i quotidiani locali, la mitica scena del film in cui Nanni Moretti, guardando la tv, spronava D’Alema a dire qualcosa di sinistra. Coi tempi che corrono, a questa schiera di irriducibili attratti dal Pd di cui sono fiero di far parte, sarebbe bastato anche qualcosa meno. Ad esempio leggere sui giornali che la nostra Segretaria avesse detto qualcosa testimoniando l’esistenza del Partito. Sul contenuto, cara Lidia, ti avremmo anche potuta perdonare. Così però  non è stato.
Ora dunque, pena la scomparsa definitiva dalla scena politica bellunese di quel poco che resta del Pd, auspico, e non sono certo l’unico, che vi sia una presa di coscienza dell’assemblea e poi della direzione formalizzata da un passo indietro della Segretaria. Lidia devi prenderne atto, la maggioranza a tuo sostegno non c’è più da mesi. Va aperta una fase di responsabilità per risollevare il Pd attraverso una gestione unitaria del partito che veda impegnate tutte le componenti che avevano al tempo sostenuto l’attuale segreteria in Territorio Protagonista (Bersani), ma anche i Bellunesi Democratici e Noi Democratici (Franceschini) perchè questo non più il tempo di nuove o vecchie divisioni congressuali ma di utili mediazioni per riuscire a riportare in vita il Pd a livello provinciale e ridare un lume di speranza ai molti simpatizzanti, che nonostante tutto, ci stanno ancora aspettando perchè vogliono un’alternativa al modello del centro destra che non è fallito solo a livello nazionale, ma miete ogni giorno insuccessi anche a livello locale. Comune di Belluno e Provincia sono esempi lampanti di quanto sostengo. Spero che i presenti all’assemblea, anche se non condividono la crudezza di alcuni miei passaggi e la forma con cui pongo la questione, vorranno tener conto di questo mio intervento e non continuare a far finta che tutto stia andando per il meglio nel Pd provinciale solo per tener fede ad un ordine di scuderia.  Come diceva  Winston Churchill  “non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”. Proviamoci.

Valerio Tabacchi

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