Far capire ai ragazzi che l’insalata non nasce imbustata, che una zucchina non cresce sugli alberi e che un pomodoro per essere gustoso ha bisogno del sole dell’estate. Questi sono alcuni dei provocatori obiettivi che si prefigge Slow food a Belluno lanciando il progetto “Orto in condotta”. Per passare dalla teoria alla realtà, però, servono volontari e, perché no, nonni ortolani in grado di portare un po’ della loro esperienza nel progetto. Chi si ricorda del signor Nenzi si chiederà “che c’è di nuovo?”. Lui, custode della storica Gabelli l’importanza di far conoscere ai bambini da dove arrivano gli ortaggi che si portano in tavola, l’aveva capita in tempi non sospetti e dimostrava già tanti anni fa nel cortile delle scuole elementari bellunesi come si coltivava la terra. In soli 50 anni, però, è stato seppellito un progetto innovativo, un fiore all’occhiello del sistema scolastico a livello nazionale, visitato più volte da delegazioni straniere, provenienti anche da quel nord Europa che oggi spesso noi italiani invidiamo. La condotta bellunese vuole riprendere la tradizione iniziata da Nenzi, arricchendola con nuovi strumenti, che la rete internazionale dell’associazione mette a disposizione.
Slow food, fondata in Piemonte da Carlo Petrini, racchiude in tutto il mondo contadini e appassionati della gastronomia “buona, pulita e giusta” e ha tra le sue finalità quella di sviluppare l’educazione alimentare ed ambientale nelle scuole. Per farlo ha ideato “Orti in condotta”, che prevede la creazione di comunità di apprendimento nelle quali studenti, insegnanti, genitori e volontari collaborano assieme per portare avanti un orto a scuola. Il progetto segue alcune linee guida già testate in altre realtà italiane, prevedendo il coinvolgimento degli enti amministrativi e scolastici presenti sul territorio. Basti pensare che nella vicina provincia di Treviso già 50 istituti hanno il loro orto. A questo si affianca la formazione con docenti esperti parte della rete di Slow food. Per realizzare il risultato, però, serve la collaborazione di tutti perché l’impegno è grande: ci vogliono 3 anni per raggiungere l’obiettivo, visto che si utilizzano metodi biologici e biodinamici per far crescere i vegetali negli orti scolastici. Non mancheranno le difficoltà e le preziose conoscenze di saggi nonni ortolani saranno indispensabili. Quindi, chiunque abbia voglia mettersi in gioco o anche solo raccontare la propria esperienza delle storiche Gabelli per dare suggerimenti su come calare nel territorio il progetto degli “Orti in condotta” è invitato a farsi avanti e a contattare Slow Food Belluno all’indirizzo e-mail slofood.bl@gmail.com.