Saranno oltre 250 gli imprenditori associati alle Associazioni territoriali di Ance Veneto che parteciperanno alla manifestazione nazionale degli Stati generali delle costruzioni che si svolgerà, con adesioni da ogni regione d’Italia, il 1 dicembre in piazza Montecitorio, a Roma. Di fronte all’insufficiente politica industriale a sostegno del settore e agli appelli inascoltati da parte dei governi nazionale e regionale, l’Ance, le sigle delle organizzazioni sindacali del settore e delle associazioni delle imprese artigiane, delle cooperative e di tutta la filiera delle costruzioni, hanno assunto la drastica decisione di scendere in piazza. Anche la sezione Costruttori edili di Confindustria Belluno Dolomiti – ANCE Belluno ha dato la propria adesione e sarà presente a Roma con una propria rappresentanza di imprenditori del settore. Domenico Limana, il neo presidente degli edili bellunesi, afferma “Una iniziativa del tutto insolita per la nostra categoria, ma la situazione è tale per cui aderiamo a questa forma di protesta con tutti i colleghi del Veneto e del paese. Da tempo ripetiamo che è necessario un cambio di regia soprattutto per quanto riguarda la programmazione degli interventi infrastrutturali e delle manutenzioni. Gli ultimi eventi alluvionali confermano che l’assenza di programmazione nella tutela del territorio, nell’adeguamento delle infrastrutture e nel rinnovo del patrimonio edilizio portano sempre gravi conseguenze. Si finisce col tamponare ma se non si interviene in modo organico, il rischio di nuovi disastri sarà sempre presente.” «Non era mai successo – commenta Stefano Pelliciari, presidente di Ance Veneto – che gli imprenditori scendessero in piazza a fianco dei propri operai contro il governo. Succederà mercoledì 1 dicembre in una grande mobilitazione nazionale. Segno che si è passato il limite, che il settore edile, così cruciale per l’economia nazionale e regionale in particolare, non può più resistere. Ance Veneto ha denunciato il rischio del collasso del settore già nel 2007 durante l’Ance Day, l’annuale convegno dei giovani. Qualche quotidiano usò titoli edulcoranti parlando di “fosche previsioni”. Immagino che dopo il 1 dicembre i titoli saranno più roboanti, tanto che il governo, la Regione o le Amministrazioni locali non potranno più fare finta di niente». La piattaforma di richieste è presentata nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipano le rappresentanze regionali degli Stati generali delle costruzioni e che si è svolta questa mattina al Laguna Palace Hotel di Mestre.
Gli Stati generali delle costruzioni chiedono di:
· Sbloccare i pagamenti per le imprese che hanno SAL approvati e oggi vincolati dal Patto di stabilità, anche per consentire alle stesse il pagamento delle forniture e dei servizi utilizzati. Più in generale allentare i vincoli dello stesso patto per gli enti virtuosi al fine di finanziare prioritariamente interventi legati alla tutela e messa in sicurezza del territorio, del patrimonio edilizio e dei beni culturali ed artistici.
· Rendere effettivamente disponibili, in termini di attribuzioni di cassa, le risorse destinate dal CIPE alle priorità infrastrutturali, a partire da quelle attribuite al programma di piccole e medie opere e all’edilizia scolastica.
· Puntare su processi di semplificazione amministrativa rafforzando i controlli di sicurezza e regolarità.
· Eliminare le penalizzanti distorsioni fiscali esistenti nel settore immobiliare (ad esempio l’Iva sull’invenduto dopo 4 anni) nell’ambito di una riforma del fisco orientata allo sviluppo e più equa per lavoratori, imprese e cittadini.
· Rilanciare gli strumenti di investimento nelle infrastrutture e nell’immobiliare.
· Attivare strumenti di lotta all’illegalità e promuovere la qualificazione con procedure esigibili e chiare in stretta collaborazione con le imprese e i lavoratori, senza penalizzare la quotidiana operatività delle imprese corrette.
· Estendere all’edilizia gli ammortizzatori sociali definiti per il settore industria.
I numeri dell’edilizia veneta. Il settore, in Veneto più che in altre regioni d’Italia, è piegato da una crisi senza precedenti: in termini assoluti, considerando l’intera filiera delle costruzioni, dal 2008 ad oggi sono usciti dal settore circa 50 mila occupati. Nel 2009 il numero di imprese del settore edile entrate in procedura fallimentare è aumento del 38% rispetto al 2008 passando da 165 a 229.
Secondo i dati diffusi da Veneto Lavoro sul bollettino di settembre 2010, al secondo trimestre dell’anno le imprese attive nel settore delle costruzioni avevano registrato un calo di 998 unità rispetto al secondo trimestre del 2009. Il complesso delle attività manifatturiere, nelle stesso periodo di riferimento, escluso il settore delle costruzioni, aveva perso 1470 imprese. Sommando il dato del settore delle costruzioni con quello manifatturiero, all’edilizia è ascrivibile oltre il 40% delle imprese perse al secondo trimestre 2010 rispetto allo stesso periodo del 2009.
Il moltiplicatore economico delle costruzioni, da un’analisi dello Studio Ambrosetti, equivale a 2,1 (2,1 euro per 1 euro investito), superiore al moltiplicatore del settore metalmeccanico (1,95), agricolo (1,92), tessile e abbigliamento (1,75), legno e arredamento (1,55).
L’importanza della filiera dell’edilizia nell’economia regionale è testimoniata da numeri inequivocabili: gli investimenti in costruzioni rappresentano l’11% degli impieghi del Pil regionale (percentuale più alta rispetto alla media italiana che corrisponde al 9,8%).
Gli occupati nel settore (170mila lavoratori) costituiscono il 21% degli occupati dell’industria e l’8,3% degli occupati in tutti i settori economici.