Gabriele Grones, artista nato nel 1983 ad Arabba, già inserito nel gruppo di Gabls, ha sfiorato, davvero per poco, la conquista del Premio Celeste, uno dei concorsi d’arte contemporanea più importanti d’Italia, presieduto da Julia Draganovic. Grones aveva già raggiunto la finale, nella categoria pittura, classificandosi tra i primi dieci (oltre 2.000 gli artisti concorrenti). Nella selezione finale, avvenuta a Catania presso la Fondazione Brodbeck, è giunto secondo, dietro solo alla vincitrice Laura Bisotti.
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Note sull’opera: E’ con un rigore ascetico, un´attenzione ed una precisione chirurgica, che Grones mette a punto il proprio modello. l´estrema perizia nell´esecuzione tecnica, alla trama, al tessuto, alla pelle, alle microvariazioni, alle strutture tonali, alla scelta dei colori, all´illuminazione: sono questi gli strumenti necessari alla sua azione di penetrazione indagativa nelle mappe emotive che affiorano sui volti degli uomini. Questo metodo di lavoro, dunque, intende, sempre attraverso una riaffermazione della pittura, trascrivere umanamente la verità dei fatti emotivi di cui è costituita una vita. E´ un atteggiamento, evidentemente, distantissimo dal puro visivo di matrice iperrealista, nel quale tutto è già lì, presente SULL´immagine, ed il dettaglio è copia, e l´opera finita non è che un impressionistico frame. I ritratti di Grones sono lontanissimi dall´essere delle copie dei volti originali. Sembrano piuttosto referti contemporanei. Le espressioni sui volti non sono tranquille. I soggetti non sorridono compiacenti al pittore mentre questo li ritrae. Così frontali, sembrano sdraiati su un tavolo autoptico, dove il pittore, dolcemente, li apre. (Gianluca d’Incà Levis).
Nella foto, l’opera “Elio”, olio su tela 30×38