
Stupiscono e preoccupano le giustificazioni di chi ha rappresentato le Dolomiti al salone di Assisi, per non aver coinvolto i soggetti territoriali al primo World Turism Expo (WTE) dei siti Unesco, una vera e propria Borsa Internazionale, tenutasi ad Assisi. Era meglio dire solo “abbiamo sbagliato, vediamo come rimediare”. Invece le affermazioni fatte mettono l’accento su due questioni importanti: una relativa ai valori da promuovere “ad Assisi si dovevano mostrare paesaggio e geologia, non si dovevano vendere alberghi e sistema ricettivo”e ancora “Assisi era una vetrina di tipo istituzionale”. Nel primo caso lascia molto perplessi il fatto che i valori (paesaggio e geologia) per cui siamo entrati nell’Olimpo dei luoghi più belli del mondo, sembrano cosa “altra” da chi giornalmente vende e promuove, attraverso il sistema recettivo, proprio quei valori. Ma gli operatori non trarrebbero forse qualche vantaggio anche solo dalla consapevolezza di essere all’attenzione dei più grandi tour operator del mondo ? E non sono loro i protagonisti di quel turismo responsabile che l’Unesco promuove? In secondo luogo , preoccupa il perpetuarsi dell’assenza di coordinamento tra il territorio e le azioni che coinvolgono la Fondazione Dolomiti Unesco e le amministrazioni provinciali . Sembra non vi sia alcuna consapevolezza che la Fondazione è la cerniera tra istituzioni, Unesco e la popolazione , i cosiddetti portatori di interesse . Non è il braccio operativo dell’ente Provincia. Ma lo strumento che dovrebbe garantire le reti tra i territori provinciali e tra tutti i soggetti che vivono e lavorano nel patrimonio mondiale. Per entrambe le questioni sarebbe utile che chi oggi ha l’onore e l’onere di gestire il patrimonio Dolomiti Unesco ricordi le vere motivazioni per cui siamo stati riconosciuti Patrimonio dell’Umanità e per cui saremo ri-valutati tra qualche mese. . Si trova scritto nelle sintesi dei rappresentanti ministeriali che all’indomani di Siviglia scrivevano “Le “Dolomiti”, da laboratorio di processi naturali oggi si trasforma in un modello sperimentale di gestione di rilevanza mondiale che sarà oggetto di una nuova valutazione nel 2011; per allora, infatti, la Fondazione dovrà essere pienamente operativa e dovranno esser date alcune precise indicazioni in termini di soluzioni sostenibili per il turismo. Anche in quell’occasione le risposte che l’Italia dovrà fornire non potranno prescindere dal vincolo storico che lega il destino di queste montagne alle sue genti, dalla vicinanza delle sue Amministrazioni territoriali alla società civile e ai portatori d’interesse”.Forse è utile tenerlo a mente per le azioni future, si eviteranno ulteriori sbagli che fanno allontanare quel salto culturale che deve rendere visibile a tutti quale opportunità ci è data di vivere . Il “brand Unesco” è fortissimo . Avrà i suoi esiti se tutti lo sentiranno proprio. A questo si deve la massima attenzione ed il rispetto.
IRMA VISALLI