Ancora una volta l’arrivo di importanti perturbazioni sul nostro territorio causano danni incalcolabili alle vite delle persone, alle loro attività ed ai loro beni. Le opere che dovrebbero servire per smaltire moli così impressionanti di acqua risultano insufficienti, o non correttamente mantenute, ed abbinate alla sempre più indiscriminata cementificazione del nostro splendido territorio, fanno cercare all’acqua “vie alternative” sulla pelle e sui ricordi più cari delle persone che hanno la sfortuna di abitare o più semplicemente ritrovarsi in uno dei numerosi punti deboli della rete di deflusso del territorio veneto. Le recenti catastrofi ambientali legate al maltempo che ha colpito alcune zone del Veneto ripropongono in tutta la loro drammaticità le responsabilità del governo per i tagli delle risorse da destinare a chi opera per la tutela del territorio. Sono stati ridotti infatti sia i fondi per il settore della forestazione, con il risultato di non aver ancora consentito il rinnovo del Ccnl scaduto da mesi, che quelli per le Comunità Montane e i Consorzi di Bonifica. La Regione Veneto ha tagliato 15 milioni di euro ai Consorzi di Bonifica con la soppressione della tassa de destinare a questi enti, salvo poi annunciare di volerla reintrodurre perché impossibilitata a coprire la spesa; dall’altra non è in grado, per problemi di tagli al bilancio, di garantire, ad oggi, le risorse per l’attività svolta dai 650 dipendenti dei Servizi Forestali, la maggioranza dei quali, essendo assunti come operai a tempo determinato, non sanno nemmeno se saranno riassunti la prossima stagione. Anche le Comunità Montane non se la passano meglio visto e considerato che da alcuni sono considerate come enti inutili da sopprimere al più presto. Nonostante tutte le promesse degli amministratori, a vari livelli ed in varie occasioni, sono semplicemente due le cose da fare per limitare certi eventi. Cose già dette e pubblicizzate da molti, ma mai attuate da nessuno: investire e pianificare. Senza sostanziali risorse atte a finanziare interventi di manutenzione e costruzione delle infrastrutture idrauliche, dal piccolo torrente pedemontano al Piave, non si possono prevedere regimazioni di moli così imponenti d’acqua. Senza una adeguata pianificazione e collaborazione degli enti preposti alla salvaguardia idraulica non si possono investire saggiamente le risorse, spesso minime, messe a disposizione che in molti casi vengono sperperate in interventi di dubbia utilità per il cittadino. E’ in momenti come questo che si deve dimostrare di sapere saggiamente utilizzare le economie a disposizione cercando di volta in volta di ottenere il massimo risultato con ciò che si ha a disposizione, senza imbarcarsi in opere faraoniche, ma concentrandosi, magari puntualmente, su contesti risaputamente pericolosi e garantire la sicurezza di chi vi abita vicino. E’ in momenti come questo che si deve imparare a gestire al massimo delle loro potenzialità le altissime professionalità e le risorse economiche che si hanno a disposizione. E’ in momenti come questo che enti come i Servizi Forestali Regionali ed le Comunità Montane possono fare la differenza tra un successo ed un insuccesso. Le altissime professionalità di operatori e di tecnici che negli anni sono nate e sviluppate all’interno di questi enti pubblici sono spesso paragonabili ed a volte superiori a quanto di meglio il mercato privato possa offrire e con, a parità di risultato, investimenti nettamente inferiori. Spesso gli amministratori non sono a conoscenza delle forze e delle maestranze ad altissima specializzazione che hanno al loro servizio che potrebbero sfruttare per iniziare una campagna di interventi atti a minimizzare gli effetti devastanti di eventi eccezionali come quelli della fine di ottobre appena trascorsi. Affidare a privati interventi di sistemazione idraulica significa solamente aumentare i costi perché il privato deve garantirsi un utile che spesso va a incidere sulla qualità del lavoro che viene fatto. In un periodo di crisi economica, nel quale sempre con più fatica si aprono i manici della borsa, le professionalità degli operai e dei tecnici dei Servizi Forestali Regionali e delle Comunità Montane offrono al cittadino un servizio virtuoso per la salvaguardia del territorio, che abbinato ad una più attenta gestione dei fondi e ad una attenta pianificazione degli interventi possono aiutare a ridimensionare eventi meteorici di straordinaria intensità che molto spesso, ai più, passano di mente quando i telegiornali smettono di parlarne. Risorse, professionalità, pianificazione, e lavoro in amministrazione diretta: quattro concetti cardine per la salvaguardia del territorio veneto. Purtroppo ci troviamo di fronte a uno scenario desolante, con il paese che frana ogni giorno di più per colpa della mancanza delle risorse necessarie a mettere in sicurezza il territorio. Dopo aver sbandierato ai quattro venti autonomia da Roma ladrona, siamo oggi, in ginocchio nel fango, a chiedergli aiuto, un aiuto che ci spetta sia chiaro ma che, al di la della presunzione secessionista e della speranza che le promesse fatte siano poi mantenute dai vari ministri e governatori, non basterà a salvarci da altre alluvioni. E’ il momento delle scelte, e la scelta di prevenire i disastri piuttosto di riparare e risarcire i danni, appare, oggi più che mai, obbligata. Governo e Regione hanno precise responsabilità in questo senso e non possono limitarsi ad affrontare le emergenze, senza fare ciò che veramente serve perché queste emergenze non si ripetano più, mettendo, una volta per tutte, chi dovrebbe operare per la tutela dell’ambiente nelle condizioni di lavorare. FLAI CGIL BELLUNO