Perché fino al dicembre 2007 l’amministrazione Prade porta avanti il progetto di concentrazione delle strutture Uls nell’area ospedaliera, quindi vicino all’Ospedale “San Martino”, com’era nella delibera del 14.10.2004? E poi cambia idea, contraddice se stessa, e lavora per portare i servizi Uls in via Tiziano Vecellio? L’unica risposta è che vi siano degli interessi privati dietro tutta questa operazione. E’ questa la spiegazione più verosimile alla quale è giunta l’assemblea pubblica che si è tenuta ieri sera (lunedì 18) dopo tre ore di interventi e dibattito. Non convince, insomma, il cambio di rotta dell’amministrazione Prade-Gamba, sostenuta dal direttore generale della Uls 1 Angonese che a gennaio 2010 sulla stampa comincia a parlare di un nuovo ospedale. E già nell’agosto del 2009 sempre Angonese avvia un bando, peraltro poco noto, per la ricerca di un immobile da permutare con gli edifici della Uls di via Feltre. C’è di più. Il direttore generale, dal 20 agosto 2010, non ha mai dato risposta alle domande inoltrategli dall’opposizione in consiglio comunale di Belluno, nelle quali gli si chiedevano dei chiarimenti sull’operazione permuta. Questioni basilari, come ad esempio quando intendeva informare il consiglio comunale del progetto? E quali fossero i costi oltre ai 18 milioni dichiarati dell’immobile di via Tiziano Vecellio (di proprietà della Giovatti srl). Silenzio assoluto. Lo stesso “silenzio assordante” determinato dall’assenza dello stesso direttore generale Angonese e del sindaco Prade, oltre che dei dirigenti Uls invitati all’incontro. Troppi silenzi, insomma, in una operazione che coinvolge il futuro di tutti i bellunesi. «le motivazioni che sono sotto queste decisioni – ha detto Irma Visalli, segretario dell’Unione Comunale del Partito Democratico di Belluno, nella sua introduzione – devono essere rese pubbliche». Marco Perale ha spiegato in modo esaustivo come si è evoluta la questione dell’Ospedale di Belluno partendo dall’edificazione originaria a San Gervasio del 1928 su progetto dell’ingegner Adriano Barcelloni. Dopodiché vi sono stati gli interventi del pubblico. Claudia Bettiol, esponente del Pd, ha parlato di «una cortina fumogena per nascondere i 10 milioni di euro di cui la Uls di Belluno deve rientrare entro l’anno. Quando Padova, Verona e Venezia possono invece permettersi disavanzi di 80 milioni». Renato Bressan, segretario provinciale della Cgil ha precisato che il taglio di 10 milioni andrà a ripercuotersi inevitabilmente in un taglio al sociale (quindi sul settore del disagio, povertà ecc.). «Come coniugare l’aumento delle necessità per l’invecchiamento della popolazione con il taglio al sociale?» Roberto De Moliner ha riassunto le posizioni dei capigruppo rappresentate dinanzi al direttore generale Angonese: «Oreste Cugnac e Francesco Pingitore sono favorevoli al trasferimento in via Tiziano Vecellio. La Lega con Silvano Serafini è favorevole al trasferimento nell’area ex Icb di Mier. Contrari a via Tiziano Vecellio Maria Cristina Zoleo (Con Belluno) e il Pd. Contrario anche il Pdl, ma con aperture ad altre soluzioni da esaminare». Ha concluso la serata il consigliere regionale Sergio Reolon, che ha sottolineato alcuni punti: «Come fa Gamba, un amministratore, a dire che per lui la scelta della nuova destinazione della Uls è indifferente (dichiarazione alla stampa primavera 2010 ndr)? Questo significa non avere un’idea della città! Non è chiaro nemmeno cosa voglia fare la Regione, l’ultimo piano sanitario risale alla giunta Pupillo del 1994. E ad oggi non siamo riusciti ancora a sapere di quanto sia il buco nella sanità veneta che noi riteniamo superiore a un miliardo di euro».