
“Il no all’ogm da parte delle Regioni e delle province autonome è stato unanime”. Lo ha sottolineato l’assessore del Veneto Franco Manzato al termine della Commissione Politiche Agricole delle Regioni itliane, la quale ha chiesto formalmente al ministro delle politiche agricole di procedere con l’esercizio della clausola di salvaguardia per vietare la coltivazione del Mais MON 810 e della patata Amflora. “Ma, tenuto conto delle competenze in materia riconosciute dalla Costituzione – ha ribadito Manzato – il ministro è stato impegnato ‘a rappresentare, anche in occasione delle riunioni in sede comunitaria, la posizione unanime delle Regioni e delle Province autonome di assoluta contrarietà rispetto alla autorizzazione della coltivazione degli organismi geneticamente modificati sul territorio nazionale’”. Quanto alle Linee guida di coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e geneticamente modificata, Regioni e Province autonome, tenuto conto dei nuovi orientamenti emersi e delle proposte normative avanzate a livello comunitario, non si sono espresse, “considerandolo nel merito tecnico e giuridico superato dai nuovi orientamenti proposti dalla Commissione Europea”.
“La nostra contrarietà agli ogm non è per niente ideologica – ha ribadito Manzato – ma ben motivata, soprattutto sotto il profilo della valenza dell’economia agricola nazionale. Per noi è strategico difendere l’indipendenza e la qualità della produzione agricola italiana, che non può dipendere da altri per quanto riguarda proprietà e know ow delle sementi. “Io sono per la ricerca, ma la ricerca non è solo ogm, mentre ogm non è solo ricerca ma anche speculazione. La ricerca non ogm da noi ha prodotto e continua produrre straordinari risultati economici. E sugli ogm sono semmai per una vera ricerca, che non significa farla e pagarla per conto terzi, né può significare la pura e semplice fonte di royalty che rende i produttori succubi di chi fornisce sementi di piante sterili eguali in tutto il mondo, alla faccia delle capacità imprenditoriali”.
“Nella globalizzazione – ha detto ancora l’assessore Veneto – la nostra agricoltura è competitiva proprio perché identitaria, diversa, naturale, variegata e non possiamo permetterci di sostituire il meglio con il molto. Qualità, varietà, biodiversità ci consentono di stare nella parte alta dei mercati e che costituiscono uno straordinario valore mondiale, che va tutelato e valorizzato. Dobbiamo per contro evitareo di devalorizzarlo con la banalizzazione di produzioni mondializzate importate da fuori: significherebbe produrre merci di poco valore che altrove possono essere ottenute a minor costo, con vantaggi davvero piccoli, temporanei e solo per pochi, non per il nostro sistema agroalimentare nel suo complesso”.

Bond e Cortellazzo: sugli Ogm si rischia la demagogia
Suscita perplessità la posizione assunta oggi dagli assessori regionali che hanno manifestato assoluta contrarietà rispetto all’autorizzazione della coltivazione di Ogm sul territorio nazionale. Ma può essere permesso al Ministro Galan di sostenere una posizione in palese violazione dell’ordinamento comunitario? Non si sa, forse che nessun Paese può dichiararsi in tutto o per una parte del proprio territorio Ogm free in maniera apodittica? La materia degli Ogm non può essere affrontata in termini ideologici. Governo e Regioni, ma anche le organizzazioni professionali, devono gestire la problematica seguendo le regole comunitarie e nazionali. L’attuazione del principio di coesistenza, voluto dalla normativa comunitaria, compete alle Regioni, che devono approvare le linee guida di coesistenza tra coltivazioni convenzionali, biologiche e transgeniche. Dichiararsi contrari al di fuori di queste regole significa fare solo demagogia. Con questo non si vuole dire che si è favorevoli o contrari all’ogm, ma che non si va da nessuna parte al di fuori delle leggi esistenti.