Prestigiosissima presenza al Teatro Verdi di Padova di Galileo della regista e drammaturga Daniela Nicosia (nella foto), venerdì 17 settembre alle ore 21:00, nellambito del Festival Nazionale del Teatro Veneto Sguardi.
Lo spettacolo, che è già stato molto apprezzato dal pubblico e dalla critica nelle repliche seguite al debutto di marzo in occasione delle celebrazioni per l’anno galileiano, avrà l’occasione di confrontarsi con una platea di oltre centocinquanta fra operatori e critici teatrali che dal 16 al 18 settembre giungeranno a Padova da tutta Italia per partecipare al festival-vetrina Sguardi. L’accuratissimo lavoro drammaturgico di Daniela Nicosia, partito dai materiali di prima mano forniti dal Dipartimento di Astronomia dell’Università di Padova, propone la figura di Galileo Galilei – fisico, filosofo, astronomo, matematico, padre della scienza moderna – non solo per quelle che sono state le sue grandi intuizioni e scoperte scientifiche, ma anche svelandone un ritratto intimo, personale ed emozionale rintracciato tra i carteggi e le epistole che lo stesso Galileo scrisse alla figlia Suor Celeste. Un testo vibrante che trasfonde l’emozione profonda dell’uomo laddove si palesa attraverso il suo pensiero più intimo. Una sorta di Galileo privato, che rivisita la vicenda umana del grande filosofo della natura, come lui stesso amava definirsi, attraverso la relazione con quattro donne della sua vita: la madre Giulia Ammannati, la figlia Suor Maria Celeste, l’amante Marina Gamba, e la governate che gli resterà accanto fino alla fine. Se la prima, con i suoi eccessi di follia, ha pesantemente segnato l’infanzia del giovane Galileo e, in seguito, tutta la sua esistenza, nel rapporto con le altre possiamo scorgere gli aspetti più umani dello scienziato, le sue debolezze, la passione amorosa mai paga, il bisogno d’amore, la necessità di un interlocutore femminile acuto, quale solo la figlia seppe essere.
Virginia, all’ordine Suor Maria Celeste, morirà in giovane età, dopo il processo – da parte dell’Inquisizione – subito dal padre, che le sopravviverà fino all’età di settantotto anni.
Nello spettacolo, grazie ad un andamento diacronico delle differenti sequenze sceniche, incontreremo Galileo nel corso della sua lunga vita, dal periodo padovano i suoi anni migliori, trascorsi quale professore nella famosa Università, il Bo – a quello fiorentino, nella quiete di Bellosguardo e presso la corte Medicea, quale filosofo personale del Serenissimo Granduca di Toscana; dalle prime osservazioni al cannocchiale, fino agli ultimi suoi giorni al Gioiello, vicino al monastero di Arcetri, dove la figlia viveva in clausura.
Un inarrestabile flusso di ricordi caratterizza il testo, componendo dettagli, quelle piccole cose di cui è fatta la vita, anche quella di un uomo speciale quale Galileo. Visioni, suggerite dalla lucidità della mente, seppur nel buio della cecità che accompagna la sua vecchiaia.
Il rapporto con il mondo femminile e con i suoi interlocutori scientifici, quello con il potere attestato da parole atte a nascondere e a rivelare allo stesso tempo, compongono il profilo complesso e a tratti sorprendente di colui che seppe scardinare alle radici il sapere fino ad allora consolidato.
Una ricerca, quella di Galileo, che, attraverso un nuovo metodo di indagine, svela, smaschera presupposti, traccia nuove traiettorie per lumanità, coinvolgendo ambiti diversi quali la scienza, la filosofia, la teologia.
Dietro c’è l’uomo, con i suoi dubbi, le sue paure, le sue meschinità. Galileo, nello spettacolo, si racconta attraverso un refolo di parole che consuma pensiero e si traduce in linee, forme proiettate sul grande fondale bianco a comporre il firmamento Galileo.
In scena, insieme al protagonista, una sola attrice incarna le quattro donne e si pone, attraverso le differenti figure, quale alter ego, enigmatico, a tratti ironico, dolce e appassionato, del genio sanguigno e vitale.
Una forma di teatro civile che, a partire dallesperienza di Galileo, in un essenziale, rigoroso, suggestivo contesto scenico, pone interrogativi, suscita riflessioni sullancora aperto, complesso dibattito circa i rapporti tra scienza e società, senza rinunciare alla commozione, alle emozioni del gesto, della musica, della parola.
Galileo è una produzione Tib Teatro nata in collaborazione con Università degli Studi di Padova-Dipartimento di Astronomia e Fondazione Teatri delle Dolomiti, su testo e regia di Daniela Nicosia, curatrice anche delle particolarissime scene; sul palco Solimano Pontarollo e Piera Ardessi, consulenza musicale Paolo Da Col, luci e suono Paolo Pellicciari, scenotecnico Luigino Marchetti, costruzione oggetti di scena Luigi Bortot, realizzazione costumi Atelier Raptus & Rose.