Mentre nelle serata di oggi si terrà l’assemblea dei benzinai bellunesi, convocata dal sindacato gestori dell’ASCOM in vista dello sciopero dei prossimi giorni, le tre maggiori Federazioni Nazionali FEGICA, FAIB e FIGISC alla quale aderisce il gruppo provinciale, prendono duramente posizione rispetto ad alcuni sindacati autonomi presenti esclusivamente in alcune Province del Veneto che si sono dichiarati contrari alla serrata. “Quanto alla posizione espressa da GISC Treviso, essa rimane una scelta del suo gruppo dirigente, che in questi anni ha sempre e puntualmente svolto un’azione di contrapposizione alle Organizzazioni di categoria nazionali, senza risolvere uno solo dei problemi dei gestori veneti. … L’unica strategia che l’industria petrolifera sa mettere in atto è quella di abbandonare gli investimenti e smobilitare relegando il gestore ad un ruolo di assoluta marginalità a livello di relazioni commerciali e contrattazione economica. Mentre questo accade il Governo lancia una ennesima quanto inutile ristrutturazione del settore che avvantaggia solo petrolieri, retisti e grande distribuzione: 25.000 gestori e 75.000 addetti agli impianti rischiano di perdere diritti e lavoro a causa di una norma che di fatto cancella ogni governance della rete, distrugge la contrattazione collettiva, azzera il servizio diffuso e capillare sul territorio e infine caccia i gestori dagli impianti. GISC Treviso, per bocca del suo portavoce ha, invece, definito la riforma del Governo – che tende ad istituire inoltre diffusamente gli impianti ghost (fantasma, senza gestore) – come una grande e positiva occasione per la categoria: una posizione che si commenta da sé e costituisce, se ancora vene fosse bisogno, l’ennesima prova di irresponsabilità ed avventurismo e che non consente a GISC di arrogarsi il diritto di parlare a nome della maggioranza di una categoria che non rappresenta affatto neppure nel territorio veneto”.Quanto agli effetti di tali infauste politiche governative ed aziendali (industrie petrolifere), più che la presenza di pompe bianche gestite da imprenditori autonomi che hanno investito del proprio, preoccupano la deregolamentazione del settore e la desertificazione del servizio che potrà crearsi in una provincia montuosa e formata da tante valli che necessitano di presìdi territoriali dedicati a chi vi abita e lavora e di servizi di supporto anche allo sviluppo economico e turistico.