Appuntamento sabato 4 settembre alle ore 17 con l’iniziativa culturale Per non perdere il Filo promossa dal Coordinamento Cittadino Amici del Tib Teatro con il patrocinio del Comune di Belluno (organizzazione Tib Teatro). Un’emozionante percorso di danza urbana e arti visive che si snoderà dai Giardini di Sottocastello a Piazza dei Martiri. Protagonisti della scena cittadina cinque giovani danz’autori finalisti del Regionale GdA – Premio Giovani Danz’Autori del Veneto 2010 che ci proporranno la loro arte attraverso lo strumento dei propri corpi danzanti con il linguaggio immediato, a volte disarmante della contemporaneità.
In Piazza dei Martiri fin dal mattino avrà preso vita l’installazione di arti visive di Gaetano Ricci “Per non perdere il Filo”, che permetterà di creare un tessuto di ricordi appesi al filo della speranza. Ognuno potrà, infatti, letteralmente appendere ai fili di cui è costituita l’installazione, un suo pensiero scritto, un frammento della sua memoria, del suo vissuto, della sua esperienza al Filo d’Arianna, a Comincio dai 3, a Doc-Teatro d’Autore. Tutte manifestazioni culturali ideate e realizzate dal Tib fin dai primi anni novanta e destinate in particolare ai giovani, al mondo della scuola, alle famiglie con l’intento di promuovere una crescita etica e culturale della nostra comunità e di donare a Belluno, come è accaduto, ampia visibilità nazionale anche nel settore teatrale.
L’importanza dell’iniziativa Per non perdere il filo non risiede solo nel suo indubbio valore culturale, ma nel fatto che essa rappresenta un forte momento di coesione sociale e di gestione partecipata della cultura all’insegna di una comunità solidale e partecipe.
Emozioni, divertimento, memoria saranno pertanto il tessuto connettivo di una giornata all’insegna del ricordo e della speranza.
Sarà Tiziana Bolfe ad aprire il percorso di danza urbana, presso i Giardini di via Sottocastello, con DIATESI, una danza che rintraccia i suoi movimenti nel lavoro, un lavoro ripetitivo svolto nel settore tessile, in cui il corpo della lavoratrice diventa macchina con i suoi tempi e i suoi ingranaggi… Quando il corpo si nasconde dietro il proprio lavoro, annulandosi come identità umana, nasce una nuova oscillazione, una danza che diventa impossibilità di scoprirsi in contrapposizione invece alla necessità di vedere e guardare con tutte le lacrime di cui dispongono i nostri occhi.
Segue Martina Cortelazzo con un’incursione del mondo dell’arte culinaria e della danza. THE CUT-TUK SHOW propone la trasformazione di un corpo partendo dai toni asciutti e tecnici della realizzazione del Pollo marinato alla chutney di prugne e zenzero, attraversando i gesti metodici dell’arte culinaria ed arricchendoli di divagazioni fisiche appartenenti ad una altro inconciliabile mondo, la performer propone una nuova ricetta che realizza la possibilità di trasformarsi in una cuoca danzatrice.
Marco D’Agostin, vincitore del premio Gd’A (Giovani Danz’Autori Veneto Edizione 2010) nel suo VIOLA, manifesta attraverso la danza il tema profondo del vìolare ed essere violati. Viola è un percorso tra due figure, legate l’una all’altra da una relazione di violenza… chi vìola agisce prepotentemente, offrendo di sé un’immagine spietata, oltraggiosa… chi è violato impallidisce, misura il proprio dolore e sparisce.
L’esplorazione giocosa di un oggetto quotidiano diventa per Rebecca D’Andrea strumento di ricerca: DISABITATA… DI UN CORPO E DEI SUOI ABITI è infatti un percorso in trasformazione… l’abito viene vestito come maschera, contenitore, indumento, simbolo, oggetto quotidiano, rosso come il sangue diventa un rivale amico-nemico del corpo in scena, componendo una danza scultorea.
Concluderà Giada Meggiolaro con VERECONDIA DEGLI OCCHI, esibizione scultorea in movimento in cui il performer è bloccato in un’eterna e immaginaria preparazione alla lotta o alla fuga; danza ispirata alla virtù di chi, sotto lo sguardo altrui, spesso agisce frequentando la paura di aver esagerato o mancato.
Il percorso di danza urbana ci condurrà infine all’installazione dell’artista visivo Gaetano Ricci, PER NON PERDERE IL FILO – SPAZIO CRITICO, uno spazio che permette di approfondire, motivare e valutare i fatti e le situazioni.
Spazio critico è un diaframma di demarcazione, una membrana, un tessuto dal quale parole e pensieri insorgono,
è uno spazio teorico e nello stesso tempo concreto,
è il luogo del silenzio e del frastuono,
è lo spazio delle idee, del pensiero,
è il campo dell’azione e dell’incontro,
è lo spazio dell’interazione, due poli sono collegati alternativamente per portare ad uno il messaggio dell’altro, in modo tale che ne derivi una perfetta CONNESSIONE.
Un processo che trasforma due opposizioni in una unità organica biunivoca.
La logica dell’intervento è quella di prendere ispirazione dalle SENTENZE del passato e utilizzarle efficacemente per edificare il futuro.
Spazio critico è il luogo all’interno del quale si compie il MITO per divenire PAROLA.