Sono cacciatore; sono convinto dell’effetto calmierante della caccia in natura ora che l’ambiente è stato sconvolto dalla cosiddetta ”civiltà”; ho le prove di come i cacciatori amino il territorio molto più di tanti ipocriti che ogni tanto si svegliano con il prurito di vestire i panni di “Catone il censore” in fatto ambientale ; ho il sospetto che molte delle associazioni anticaccia siano al soldo di palazzinari e imprenditori vari a cui i cacciatori stanno sulle scatole in quanto utilizzatori ultimi di certi ambienti e territori che potrebbero essere sottratti alla caccia e destinati a più proficue cementificazioni o altri redditizi scopi; sono certo della funzione sociale che la caccia svolge in favore della salute psichica e fisica di chi la esercita; credo fermamente che la caccia, così come concessa oggi sia limitata e limitativa, ma ancora accettabile con le dovute correzioni e quindi sia impensabile una sua ulteriore riduzione nei tempi e nelle modalità di esercizio; sono in definitiva convinto che i danni che verrebbero causati dall’abolizione della caccia supererebbero di gran lunga i presunti vantaggi che ne vengono sbandierati. Quella del prolungamento primaverile alla selezione degli ungulati la ritengo però solamente un egoistico pretesto fine a sé stesso. Ogni motivazione potrebbe trovare esaurimento nell’adeguamento numerico dei piani di abbattimento autunnali e nella selezione controllata dei soggetti anomali o malati eseguita nello stesso periodo. Stiamo certi che se ai cacciatori diciamo che possono prelevare dieci o venti capi in più, siano maschi che femmine o piccoli non sarà necessario attendere la primavera per ottenere tale risultato, sarà infatti più facile uno sforamento per eccesso che per difetto e stiamo altresì certi che se, anche per caso, un capriolo albino sfuggirà alla selezione autunnale, non verrà sicuramente messa a repentaglio l’integrità di tutta la stirpe provinciale.
Paolo Bampo