Lo sfilacciamento del Pdl con lo strappo di Fini rafforza la Lega. E il suo leader Umberto Bossi, con estrema chiarezza, dal soggiorno a Calalzo di Cadore, detta le condizioni per il futuro dell’Italia. Del resto, con una sinistra latitante che oramai ha perduto una buona fetta di classe operaia, ha tutte le ragioni per poterlo fare. Al presidente della Repubblica Bossi fa notare che non c’è, al momento, nessuna maggioranza alternativa in grado di governare il Paese al di fuori della coalizione Lega-Pdl. E che, qualora Napolitano lo chiamasse con Berlusconi per formare un nuovo governo di transizione, la risposta sarebbe negativa. Perché – manda a dire Bossi dalle Dolomiti – non si fa un governo senza i voti e dunque si andrà fatalmente al voto. Non c’è via d’uscita, insomma, secondo il senatur all’attuale crisi politica. Sul versante Pdl, la strategia è più contorta. Perché c’è un appello, pubblicato su tutti i quotidiani di oggi, dei colonnelli del Pdl a Fini, affinché ritorni all’ovile e voti la fiducia a questa maggioranza che lo ha eletto. Ma Feltri sul Giornale continua a sparare su Fini e la casa a Montecarlo per fargli saltare i nervi, finché la rottura sarà definitiva e si andrà al voto. Così Berlusconi, che sa benissimo che la sinistra è a pezzi e questo è il momento di tornare alle urne, potrà dire: con Fini le abbiamo provate tutte, ma è stato lui a voler uscire dalla coalizione, tradendo il patto iniziale. Il risultato sarà quello di un rafforzamento della Lega, che guadagnerà qualche ministro in più, qualche velina in meno in Parlamento, e il miraggio di una Padania, baricentro dei popoli europei, che garantirà ancora per cinque anni un consistente pacchetto di voti alla Lega.