“Io mi devo attenere ai risultati della ricerca scientifica. Che su questo sono discordanti. Mi sforzo di mantenere un atteggiamento laico. Basta con le ideologie nei campi”. A dirlo è stato lo stesso ministro delle politiche agricole Giancarlo Galan in una intervista del 4 agosto scorso. “Basterebbe che il ministro credesse a quello che dice e fosse coerente – ha commentato l’assessore all’agricoltura del Veneto Franco Manzato – per applicare il principio di precauzione. Ma appare a me evidente che, da parte del rappresentante di Governo, questa tematica sia fortemente viziata da ossessioni di carattere personale. Io invece voglio, ho diritto di sapere, se sulla questione degli ogm è cambiata la linea politica della maggioranza e del Governo stesso, se c’è stata una svolta a sostegno degli organismi geneticamente modificati e quali ne siano le motivazioni rispetto ad una stragrande maggioranza parlamentare e del Paese che è motivatamente contraria”. “La vicenda dei campi coltivati con ogm del pordenonese, e del personaggio che a fronte di questa fattispecie di reato conferma di averlo commesso e che continuerà a commetterlo, è emblematica del problema, che è serio e non ideologico e che è esiziale per l’economia agricola italiana e del Nord Est. Rispetto all’atteggiamento dell’attuale ministro che è eufemismo definire tollerante rispetto alla semina fuorilegge e che non trova riscontro ad esempio con quanto in analoga situazione fece il ministro Alemanno, vogliamo sapere – ha chiesto Manzato – qual è il contesto politico di un’inerzia che non tiene conto della possibile ibridazione e sembra puntare al fatto compiuto. Il ministro davvero ha dubbi sul fatto che gli ogm siano stati piantati, cioè che il reato sia stato commesso? E gli ispettori che fanno?. Il richiamo alla legalità non può essere un proclama a ufo, ma deve essere un comportamento coerente”. “Il ministro ci deve anche dire a questo punto – ha aggiunto Manzato – qual è la sua strategia per accrescere il reddito dell’agricoltura e delle imprese agricole italiane, il cui valore è nella tipicità, nella qualità e nella biodiversità, mentre non c’è futuro per noi nella produzione mondializzata che realizziamo a costi ben più alti degli altri Paesi. Per uno che ha studiato giurisprudenza ed economia la risposta dovrebbe essere semplice: se il plusvalore del “Made in Italy” viene inquinato da una produzione eguale a quella altrui che si può coltivare ovunque, la devalorizzazione è un fatto scontato. I richiami alla ricerca e la sottolineatura delle cosiddette motivazioni ideologiche sembrano solo elementi usati e spinti da quelle multinazionali che hanno visto riconosciuta la possibilità di brevettare il DNA (chissà quante royalty spettano all’unico Dio) e che, semplicemente, vogliono imporre il loro prodotto al mondo non per fargli un favore, ma per un legittimo desiderio di guadagno. Quello che è meno legittimo è supportare con motivazioni e richiami speciosi questa pretesa, spacciandola per la naturale progressione di un’agricoltura da primato, quella italiana, che il pianeta ci invidia e ci compera anche a caro prezzo, persino nei falsi. Ipotizzare che sia meglio far guadagnare momentaneamente qualche euro in più la tonnellata per un prodotto prodotto trasgenico è un’inganno, se questo si ritorce sull’intero ciclo della qualità italiana e del valore delle produzioni tipiche. Così come è un inganno e non corrisponde per nulla al vero, minacciare un’inesistente “multa comunitaria” per portare avanti, ancora una volta, una posizione che non ha fondamento politico né giuridico. Invito piuttosto il ministro a darsi da fare per davvero per far approvare la proposta di legge sull’etichettatura – ha concluso Manzato – così da mettere i consumatori in grado di scegliere liberamente e con cognizione di causa cosa comprare”.
Manzato puntualizza a Galan: “gli Ogm sono un danno economico per il made in Italy”
- Visite -