Gli Enti Parco nazionali, istituiti dalla L. 394/91, hanno organi politici e organi tecnici di direzione. Il direttore è nominato dal Ministro dell’Ambiente sulla base di una terna indicata dal Consiglio direttivo del singolo ente parco (in Italia sono 23) tra coloro che risultano “abilitati all’esercizio della professione di direttore di parco” così come disciplinato dal Ministero dell’Ambiente. Ora quello che nessuno sa è che i direttori di parco sono dei precari. Possono ricevere l’incarico per un massimo di 5 anni, rinnovabile certo, ma sempre sottoposto al vaglio del gradimento da parte del Ministero dell’Ambiente.
Succede quindi di non essere rinnovati, senza motivazione, anche se si è inseriti nella fatidica terna, anche se si ha il gradimento dell’Ente parco e del territorio in cui si lavora.
E’ quello che è successo ad Alfredo Fermanelli, “da sempre” alla direzione del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Inserito nella terna ma non riconfermato. L’on.le Stefania Prestigiacomo, Ministro dell’Ambiente, ha nominato Franco Perco al suo posto.
Ora il problema non è chi è meglio, in quanto si tratta di due stimati professionisti. Il compito del Direttore è quello di rispettare (e far rispettare le leggi), coordinando al meglio il personale dell’Ente e aiutando il presidente Massimo Marcaccio ed il consiglio direttivo a gestire il territorio, il problema vero è: “che ne sarà dell’esperienza maturata da Alfredo Fermanelli?”
Non tanto per Alfredo Fermanelli, cui va tutta la nostra stima professionale e simpatia umana, non tanto per Franco Perco cui vanno tutti i nostri migliori auguri di pronta guarigione (è in convalescenza) e di un ottimo e proficuo lavoro nell’Italia centrale, ma la nostra preoccupazione principale è per i parchi, è per l’Italia.
Che Paese è mai questo, infatti, se al vertice di enti così delicati ed importanti ha dei precari, che spesso vengono dalla società civile senza esperienze specifiche nel settore della conservazione della natura? Fortunatamente non è il caso dei Sibillini per la competenza professionale di entrambi i colleghi, ma tutto il resto dello scenario è confermato.
Pensiamo, infatti, ai tanti colleghi di qualità che sono andati per il mondo, la cui competenza è stata dispersa. I nomi sono tanti, ci limitiamo a citare Bruno Paliaga, storico direttore di area marina protetta, anche lui non riconfermato da poco.
Ma possiamo noi permetterci un continuo turn over? Possiamo permetterci di perdere l’esperienza accumulata? Possiamo permettercelo indiscriminatamente con tutti? Anche con i più capaci e meritevoli?
AIDAP ritiene di no. Non crediamo, infatti, che nessuna società umana evoluta può permettersi di avere direttori di parco “usa e getta”. Nessuno di noi, infatti, sarebbe qui dove vive e lavora senza l’esperienza di coloro che ci hanno preceduti. I milioni, i miliardi, i miliardi di miliardi di esseri umani che hanno tramandato il loro sapere affinché noi che non sappiamo accendere un fuoco senza accendino potessimo oggi scrivere su questo computer!
Ecco questo è quel che noi chiediamo:
* Che la politica scelga i direttori tra personalità di pari competenza e professionalità;
* Che i migliori direttori di parco, quando non riconfermati, vengano presi in forza da una “agenzia nazionale per le aree protette”, da istituirsi presso il ministero dell’ambiente, allo scopo di favorire la crescita del sistema delle aree naturali protette, sia terrestri sia marine;
* Che venga istituito un periodo di affiancamento tra il direttore uscente e quello entrante per un ragionevole “passaggio delle consegne”;
* Che vengano previsti meccanismi di “ammortizzatore sociale” per i dirigenti a contratto non appartenenti alla pubblica amministrazione (oggi la quasi totalità di direttori di parco nazionale e area marina protetta) affinché non siano davvero dei rifiuti “usa e getta”! (oggi il professionista non rinnovato va a casa, ma questo a qualunque età e senza alcun meccanismo che ne favorisca la riconversione professionale).
Una società umana, deve puntare all’efficacia e all’efficienza del sistema, ma senza far pagare i costi dello “spoil system” ai soli cittadini chiamati a svolgere la difficile funzione di direttore di parco.
AIDAP