Sabato mattina (13 giugno) in occasione del 60mo della fondazione del Rotary club Belluno, presieduto da Andrea Buzzatti, si è tenuta presso la nuova cappella “Domus tua” dell’Ospedale “San Martino” di Belluno, la cerimonia per la donazione dell’altare, l’ambone per le letture, e il tabernacolo dell’artista bellunese Franco Fiabane. E’ seguito il pranzo al ristorante “da Piol” di Limana con il suggestivo concerto del Gruppo d’archi “Versus” di Trento del maestro Zoran Milenkovich dove vi erano giovanissimi musicisti dell’età di appena tre anni. A Limana si è festeggiato anche per i 50 anni di appartenenza al Club del dottor Gianbattista Arrigoni, noto medico che ha “firmato” tutte le iniziative di volontariato nel bellunese dell’ultimo mezzo secolo. Impossibile riprodurne per intero curriculum e attività, ci limitiamo a ricordare il Comitato d’Intesa, il Centro servizio volontariato, co-fondatore dell’associazione Cucchini, promotore del Progetto casa Tua 1 e 2, medico volontario nell’ospedale di Wamba (Kenia) con 48 viaggi in 25 anni.
“Nel Rotary c’è la Massoneria”, l’intervento del vescovo nel 1959 per dissuadere Arrigoni
«Tu provieni da una famiglia cattolica e non puoi entrare a far parte del Rotary, perché lì si nasconde la Massoneria». Sono le parole che il vescovo di Belluno Muccin disse nell’autunno del 1959 al dottor Gianbattista Arrigoni, non appena ebbe notizia dell’intenzione del noto medico bellunese all’epoca 29enne, di iscriversi al prestigioso Club. «Lo stesso veto – ricorda Arrigoni – il vescovo lo impose a mio padre, che infatti non entrò nel Rotary. Io mi iscrissi ugualmente, solo che le regole del tempo fissavano un numero chiuso per le categorie e quella dei medici era satura. Possiamo ammetterti negli allevatori di polli – mi dissero nell’estate del ’59 – in quel periodo erano diffusi gli allevamenti. Rinunciai. Dopo poco mancò il dottor Villabruna titolare della clinica di Feltre e così entrai nel dicembre del 1959. Rotary è percepito come un club esclusivo, formato per lo più da industriali, professionisti, una borghesia insomma che incide anche sulla vita politica di una provincia. E’ d’accordo? «No, il Club è di derivazione anglosassone, dove tutte le professioni hanno pari dignità. Negli Stati Uniti vi fanno parte il barbiere più importante della città, il falegname e così via. Il rotariano deve servire la comunità, questo è il presupposto fondamentale. Sull’influenza politica del Rotary posso dirle che negli anni ’50 il Club prese una posizione sbagliata sulla ferrovia Cortina-Dobbiaco, infatti si batté per l’abolizione, ritenendo che il futuro fosse il trasporto su gomma». Cos’è cambiato da allora? «Un tempo le regole erano rigorose, la presenza alle riunioni era importantissima. Oggi c’è troppo lassismo, soprattutto nelle presenze. E la conoscenza diretta è fondamentale per la vita di un club». Sui requisiti per l’appartenenza al Rotary Angelo Funes Nova, imprenditore, presidente onorario di Confindustria Dolomiti Belluno precisa che «non è sufficiente far parte della borghesia per entrare nel Rotary. Occorre che l’aspirante socio abbia dedicato gratuitamente il suo tempo alla comunità, questo è lo spirito rotariano».