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venerdì, Dicembre 8, 2023
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La negazione della crisi nella fiction permanente di Berlusconi e gli 8 milioni di poveri. Intervento di Francesco Masut

Nel nostro Paese, ci sono 8 milioni di poveri. Di questi, circa 3 milioni sono “i poveri tra i poveri”: non possono permettersi neppure beni e servizi essenziali (dati Istat). Il Censis afferma che una famiglia su quattro arriva a stento a fine mese. I posti di lavoro sacrificati alla crisi da 1 anno sono intorno a 350.000 (dati Istat 04/2010). A marzo 2010, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 9 % (12% con i cassintegrati). La crisi, forse, è finita per gli operatori finanziari, ma non per le famiglie che fanno ancor più fatica ad arrivare a fine mese. Il tasso di disoccupazione giovanile intorno al 28%, in aumento del 3% rispetto al 2009. Sono proprio i giovani a versare il contributo più pesante. E sta aumentando a dismisura il numero dei giovani tra i 15 e 29 anni che non studiano e che non lavorano: oltre 2 milioni di giovani senza futuro. E’ questa la malattia grave del nostro paese: la mancanza di futuro. La negazione della crisi, fino all’allarme di Tremonti, è stata un ingrediente base del film berlusconiano. Anche la negazione dei mostri nascosti (mafia, suoi patti con l’anti-Stato) è ingrediente di rilievo. Ben diversa la visione di Tremonti. Egli vede il disastro ma anch’egli proietta un suo film: sullo schermo irrompe un mostro, dal nulla: o lo uccidi o perisci. Non c’è sguardo lungo. Abbatti l’orco, e passi al successivo. Non c’è tempo per uno sguardo sul futuro. Nella manovra economica, non c’è nessuna attenzione alle famiglie, ai giovani, nonostante si affermi continuamente la centralità che essi hanno per lo sviluppo del paese. Per gli italiani è tempo di tirare la cinghia, ma guardando nei meccanismi di dettaglio della manovra si scopre che il sacrificio richiesto a ministri e parlamentari è in proporzione ben minore di quello chiesto ad altre categorie, come i dipendenti pubblici. Per gli insegnanti la manovra comporta un mancato aumento dell’11%, per i sottosegretari ed i capi dipartimento circa del 6%, per i dirigenti ministeriali del 2,5% (dati Tuttoscuola). Inoltre i giovani magistrati si troveranno una riduzione del 25%, quelli fino a 12 anni di anzianità del 20% e quelli sopra 30 anni di servizio solo del 4% (La Stampa). I nostri onorevoli saranno pronti a ridurre del 5% solo l’indennità e non le altre voci che determinano compensi maggiori del doppio della media dei colleghi tedeschi, francesi e spagnoli. Una piramide rovesciata e sproporzionata che pone un problema di equità. Per colpire i falsi invalidi, ammesso che siano molti, si colpiscono quelli veri e le loro famiglie, innalzando la soglia percentuale di 11 punti per il riconoscimento dell’assegno mensile di invalidità. Si toglie sostegno vitale a chi vive con  menomazioni che compromettono in modo irrevocabile l’autosufficienza della persona.
Questa finanziaria celebra il tramonto dello “stato sociale”: il taglio indifferenziato di 13 miliardi di Euro ai bilanci degli enti locali, già in grave difficoltà, avrà ritorni pesantissimi sull’assistenza sanitaria, sui servizi per l’infanzia, per i servizi destinati a chi è in difficoltà, per le politiche giovanili, per la scuola, per la tutela del lavoro e per le piccole imprese che gravitano attorno agli enti locali.  Ormai questi servizi sono accettati dal governo come “non più sostenibili” e affidati ideologicamente al mercato: quello stesso mercato senza regole che ci ha regalato l’attuale crisi. La manovra infine presenta alcuni elementi quanto meno bizzarri: alcune misure sono spudoratamente copiate dal governo Prodi, abbattuto due anni fa. Restano memorabili gli insulti a Visco, stratega agguerrito dell’anti-evasione: fu dipinto come vampiro, nei videogame dell’attuale maggioranza. Ora le sue misure (tracciabilità dei redditi) sono riesumate.
Francesco Masut – Circolo Pd cavarzano

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