Si terrà ad Innsbruck, in Austria, dal 6 all’8 luglio prossimi, la conferenza intermedia del Progetto europeo PermaNET (Permafrost Long-term Monitoring Network), inserito nel programma di cooperazione territoriale transnazionale “Spazio Alpino” 2007-2013. Alla conferenza parteciperà il Servizio Geologico della Direzione Geologia e Attività Estrattive della Regione del Veneto, insieme agli altri partner di progetto, quattro italiani, fra cui capofila la Provincia Autonoma di Bolzano e nove stranieri, provenienti da diversi enti ed istituzioni.
Il Progetto PermaNET si pone come obiettivo principale la creazione di una rete transnazionale per il monitoraggio, lungo tutto l’arco alpino, del permafrost, cioè lo strato di terreno perennemente ghiacciato, presente in Veneto a partire da quote di circa 2600 metri. Lo studio del permafrost e delle problematiche ad esso connesse è di vitale importanza per la fruibilità e gestione dell’ambiente montano. Lo scioglimento del permafrost, associato all’aumento della temperatura indotto dai cambiamenti climatici, può, infatti, causare fenomeni di instabilità, con conseguenti danni a persone ed infrastrutture. È, pertanto, fondamentale non solo sensibilizzare i cittadini riguardo a queste problematiche, ma anche fornire agli amministratori locali delle linee guida per lo sviluppo di una strategia comune di gestione ed intervento. “Il progetto PermaNet – sottolinea l’assessore all’ambiente della Regione del Veneto, Maurizio Conte – riguarda la caratterizzazione e il rilevamento della distribuzione del permafrost in area montana, con l’obiettivo di evidenziarne gli aspetti che ne legano l’evoluzione al cambiamento climatico ed elaborare scenari evolutivi e impatti sul territorio e le sue risorse. Studiare questi aspetti significa dunque accrescere la conoscenza finalizzata alla pianificazione del territorio montano, con lo scopo di individuare le situazioni a rischio e di prevenirle, rendendo così più sicuro lo stesso territorio, anche sotto l’aspetto della fruibilità turistica”.
Al progetto partecipano, come consulenti del Servizio Geologico della Regione del Veneto, il Centro Valanghe di Arabba dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV) e l’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Padova. Il Centro Valanghe di Arabba ha provveduto al censimento, in Veneto, dei rock glaciers o ghiacciai di pietra, indicatori indiretti della presenza di permafrost, ed alla realizzazione della mappa della loro distribuzione. Inoltre, si occuperà, a partire da questa estate, della gestione della stazione di monitoraggio del permafrost sul Piz Boè (gruppo montuoso del Sella), che sarà installata, ad una quota di 2950 m, praticando un foro di circa 30 metri, attrezzato con sensori per la misura della temperatura nel sottosuolo, dalla superficie fino alla profondità di scavo. Le attività sinora svolte da IRPI hanno portato alla realizzazione di una mappa inventario delle frane e di una mappa di suscettibilità al dissesto per l’area test del bacino del Cordevole. Le indagini di IRPI saranno in seguito estese a tutta l’area della provincia di Belluno caratterizzata da quote superiori ai 2000 metri, con un dettaglio maggiore in corrispondenza del sito del Piz Boè. Lo scopo è quello di individuare, attraverso tecniche di telerilevamento, la presenza di possibili fenomeni franosi indotti dallo scioglimento del permafrost. I risultati delle attività sinora svolte per incarico della Regione del Veneto saranno integrati con i contributi dei diversi partner italiani e presentati alla conferenza di Innsbruck, che il primo giorno sarà aperta alla cittadinanza, agli amministratori locali, agli stakeholders, per favorire il processo di partecipazione alle importanti tematiche affrontate dal progetto.