
L’economia del Veneto, locomotiva d’Italia, non corre più e quindi non in 100 giorni, e neppure in 30, ma da domani la Giunta regionale deve mettere a disposizione tutte le risorse possibili per rimetterla in moto.
Il settore pubblico – come avviene sempre in periodi di crisi – deve farsi volano per rilanciare il mercato.Oggi abbiamo letto una raffica di dati sconfortanti: giovani sempre più disoccupati, aziende che falliscono, imprenditori che si suicidano e tutto questo in una regione di piccole imprese significa che può innescarsi una crisi profonda del tessuto sociale. Come non agire se, solo in Veneto, da un anno all’altro ci ritroviamo con un più 39% di giovani senza lavoro rispetto all’anno scorso? E quelli che hanno un lavoro vivono di precariato e di collaborazioni saltuarie. Le piccole imprese soffrono non solo la crisi economica che smantella mercati consolidati, ma sono anche vittime di vincoli e di una inefficienza burocratica insostenibile. Nella burocrazia le aziende affogano: un piccolo o medio imprenditore ha un onere l’anno di oltre 7 mila euro e fa pratiche che messe in fila arrivano a 3 chilometri e mezzo. Si tagli la burocrazia, gli enti inutili e improduttivi perché serve un rilancio dei lavori pubblici, delle infrastrutture, di opere pubbliche con appalti garantiti anche alle piccole imprese. Non ultimo il ruolo delle banche che fino a qualche tempo fa rincorrevano gli imprenditori per offrire credito e oggi hanno sbarrato i cancelli. Un’impresa va valutata per ciò che rappresenta per l’intera collettività e va sostenuta soprattutto nei periodi di crisi: quindi serve una sospensione dei debiti nei confronti del sistema creditizio, servono iniezioni di credito, sostegno all’occupazione e, soprattutto, serve una intervento pubblico che garantisca liquidità per gli investimenti.
Tutto questo va fatto ‘prima dei primi 100 giorni’.