Sabato mattina, presso Palazzo Minerva, si è svolta la performance corale di Gabls “Le polveri di Minerva”, patrocinata dalla Provincia di Belluno. Allo strumento, come da programma, si sono avvicendati i tre artisti. La prima azione è stata quella di Mario Tomè, che ha interagito con il forte-piano dimenticato (dagli altri) attraverso un ventilatore. Orientandolo verso il microfono, il flusso d’aria (e di polveri) prodotto dal dispositivo elettrico produceva un suono basso e continuo, di leggera rotazione aerea. Portate a contatto diretto con le corde, le pale della ventola, in movimento veloce, generavano invece delle scariche forti e secche, plastico-metalliche, una specie di nuovo stile chitarristico flatpicking, in un crescendo ordinato d’intensità rumoristica dell’accelerazione meccanica ritmica.
Tomè è un artista concettuale. La sua azione intendeva dimostrare il proprio interesse nei confronti dell’oggetto e la possibilità di reinterpretarlo in un modo differente. La sua performance è durata pochi minuti: una volta dichiarato che il piano non era morto, che esso era ancora in grado di emettere, esprimere, far esprimere, Tomè si è ritirato, lasciando spazio ai musicisti, dopo aver aperto loro la via.
La session di Carlo De Battista è durata una ventina di minuti. Dopo aver segnato i (pochi) tasti ancora funzionanti, il pianista ha suonato a tastiera, riuscendo ad individuare alcune linee melodiche, e improvvisando poi su temi liberi. Ha quindi lavorato direttamente sulle corde, percuotendole con un paio di bacchette, dopo aver inserito alcuni elementi, chiodi ed altri oggetti, nella cassa, tra corda e corda, per modificare il suono, riprendendo modi e tecniche propri dello stile compositivo contemporaneo di John Cage. Per terzo è venuto Marco Bonutto, percussionista jazz. Anche lui ha utilizzato diversi strumenti. Dapprima un berimbao, poi alcuni shaker, passati direttamente sulle corde, quindi bacchette, mallets e drum sticks di diverse dimensioni. Nell’ultima fase dell’azione, Bonutto ha accentuato l’elemento istintivo, liberando una scarica potente d’energia fisica animale. Il pianoforte è stato battuto forte, sulle corte, sui tasti. Contemporaneamente, il musicista urlava nel microfono, con forza rabbiosa e potente. I suoni eran portati fuori, e si spandevano per Via Mezzaterra. Su quest’ultima onda fragorosa, la performance si è conclusa.
Da punto di vista artistico, siamo molto soddisfatti. Attraverso il lavoro fotografico (Giacomo De Donà) e video (Giulia Citterio), abbiamo documentato l’esperienza. Le immagini, insieme ad alcuni testi, saranno presto disponibili su www.gabls.it.
Ma non è tutto qui. Abbiamo anche un’altra idea. Le polveri di Minerva hanno anche voluto dimostrare il nostro interesse per Palazzo Minerva. Un interesse tutt’altro che estemporaneo. Come già scrivevamo qualche giorno fa, stiamo mettendo a punto un progetto per il riutilizzo di questo splendido edificio. L’idea sarebbe quella di farne la sede di un Laboratorio stabile della creatività giovanile (e non solo) provinciale. La sede di quella che potrebbe divenire un giorno una Fondazione artistica, un motore d’attività culturale, collocato nel cuore della città. Stiamo verificando l’interesse dell’Amministrazione, e di alcuni altri soggetti che sarebbe necessario coinvolgere, a questo progetto. Il pianoforte è stato dimenticato nel salone, ed è andato alla malora. L’abbiamo voluto suonare un’ultima volta. Vorremmo che quest’episodio fosse solo un primo avvicinamento, esplorativo, a questo spazio, che merita evidentemente un destino diverso e migliore. Ci proveremo seriamente, con impegno. Daremo notizia prossimamente sugli sviluppi.
Gianluca D’Incà Levis