Incentivare l’associazionismo intercomunale più che una scelta è ormai una necessità e la Regione Veneto intende assumere in questo processo un ruolo sempre più pregnante soprattutto nella formazione del personale dei Comuni, anche in previsione degli effetti che produrranno la legge sul federalismo fiscale e il decreto legge “Calderoli” di revisione delle disposizioni in materia di Enti Locali. Lo ha ribadito l’assessore regionale Roberto Ciambetti, intervenendo oggi a Padova, al Palazzo del Bo, alla cerimonia di consegna degli attestati di frequenza ai partecipanti dei corsi sulle forme associative dei Comuni, organizzati dall’Università patavina, dal Centro Interdipartimentale di Ricerca e Servizi “Giorgio Lago” e finanziati dalla stessa Regione del Veneto.
L’incontro si è aperto con i saluti del Magnifico Rettore dell’Universita di Padova, prof. Giuseppe Zaccaria e del direttore del Centro “Giorgio Lago”, prof. Gianni Riccamboni, i quali hanno evidenziato l’importanza di proporre dei percorsi formativi che favoriscano l’aggregazione e la cooperazione tra enti, per dare risposte ai problemi organizzativi e di capacità di erogazione dei servizi da parte dei Comuni più piccoli. L’assessore Ciambetti ha esordito ricordando che “nel diritto comunitario è il Comune la prima pietra Istituzionale della grande casa che chiamiamo Europa” e che “la sussidiarietà è un pilastro dell’azione di Governo comunitario. Sussidiarietà significa affidare le scelte alle sedi istituzionali, idonee per dimensioni e capacità di azione, più prossime al cittadino”. “Gli Enti Locali – ha proseguito l’assessore – debbono oggi fare i conti con la limitatezza di risorse e piccolo non sempre è uguale a bello, se comporta costi aggiuntivi e servizi scarsamente economici. Quindi, razionalizzare i centri di spesa è una necessità imposta dai tempi e dal mercato prima che dalle norme comunitarie. Ma lo è anche armonizzare il processo di economie ed efficienza con quello della riforma dello Stato, che attraverso il decentramento e il federalismo tenta di darsi una struttura idonea a soddisfare la domanda sociale”. Dopo aver ricordato che, grazie agli incentivi regionali, esistono nel Veneto 29 Unioni a cui aderiscono 100 Comuni e che la Regione ha finanziato lo scorso anno 50 forme associate che hanno coinvolto 180 comuni, mentre i fondi stanziati nel bilancio 2010 per promuovere l’associazionismo ammontano a oltre 4 milioni e mezzo di euro, Ciambetti è ritornato sulla formazione del personale, sostenendo che, assieme al riordino territoriale, è una delle azioni fondamentali sulla strada della riforma: “La macchina amministrativa deve fare un salto di qualità e vantaggi innegabili deriveranno da una nuova classe burocratica, moderna, proiettata nella dimensione futura della propria missione e non già ancorata a schemi, modelli, tempi e ritmi di lavoro sorpassati dalla storia”. D’accordo assessore, ma chi glielo dice al suo collega della Sicilia? Che con 5 milioni di abitanti ha 19.739 dipendenti in Regione, contro i 3.129 della Lombardia che ha quasi 10 milioni di abitanti. Dai 19.739 togliamo pure 6.000 che sostituiscono i dipendenti statali, ma ne rimangono sempre 13.818, ossia più di 4 volte quelli della Lombardia (col doppio di abitanti)!