E’ stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 4 maggio scorso il decreto del Ministero dell’Ambiente che contiene le modalità “semplificate” gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) da parte dei distributori e degli installatori di apparecchiature elettriche ed elettroniche, nonché dei gestori dei centri di assistenza tecnica. Tra le novità c’è l’introduzione dell’ obbligo di ritiro della vecchia apparecchiatura al momento della fornitura di una nuova da parte di chi la vende o la ripara. “Sarebbe una novità positiva – dice Walter Capraro, direttore dell’Unione Artigiani e Piccola Industria – se non fosse per i costi burocratici che il decreto introduce, costi che inevitabilmente saranno riversati non solo sui consumatori, ma anche su tutte quelle piccole aziende che, diversamente dai produttori, non hanno la possibilità di applicare un sovraprezzo.” La bozza del decreto era stata visionata dall’Unione Artigiani e Piccola Industria già nel maggio del 2008 e al Ministero dell’Ambiente erano state inviate parecchie proposte di modifica, visto che la lunga serie di obblighi e di appesantimenti formali già allora sembrava tutto fuorché una “semplificazione”. Il decreto introduce, infatti, un nuovo documento di trasporto, uno schedario più complesso dell’attuale registro di carico e scarico e impone alle aziende di iscriversi addirittura all’Albo dei Gestori Ambientali. Pesantissime, poi, le sanzioni per gli errori formali: si parte dai 2.600 e si arriva fino ai 93.000 euro, con possibilità anche di qualche riflesso penale. Chi poi si rifiuterà di ritirare il vecchio elettrodomestico incorrerà in una sanzione da 150 a 400 euro per ogni apparecchiatura non ritirata. “A vevamo già segnalato al Ministero – dice il Direttore dell’UAPI – che bastava copiare quanto fatto, ad esempio, in Irlanda, dove la gestione dei RAEE è iniziata già nel 2004 senza, però, l’appesantimento burocratico e le spese che ha inventato il legislatore italiano. Sembra quasi ci sia un accanimento sulle imprese o quantomeno che si legiferi senza preoccuparsi minimamente del paese reale.” Il nuovo decreto, infatti, entrerà in vigore tra una decina di giorni, vale a dire nel pieno del caos prodotto dal varo del SISTRI e nella incertezza dovuta al fatto che, ad oggi, non è ancora stato pubblicato il decreto che proroga al 30 giugno il termine per la presentazione del MUD, la cui modulistica, peraltro, è appena stata pubblicata dopo che nella prima versione erano stati dimenticati gli allegati. “Abbiamo la netta sensazione – conclude Capraro – che anziché prodigarsi per aiutare le imprese a superare questo interminabile periodo di crisi, il Ministero dell’Ambiente si stia inventando tutti i sistemi possibili per farle chiudere. Senza contare, poi, che le imprese obbligate al ritiro delle vecchie apparecchiature elettriche ed elettroniche dovranno fare i conti con una incerta rete territoriale di centri di raccolta, per i quali i Comuni hanno già ricevuto importanti finanziamenti e che, invece, mancano per le imprese.”