Preso atto che con delibera n.87 del 24 marzo la Provincia ha stanziato ben €15.000 anche per l’insegnamento del dialetto bellunese, dopo alcuni giorni di riflessione mi pare opportuno fare alcune considerazioni. Vorrei capire se con questa decisione la giunta ritiene di aver colto l’obiettivo della salvaguardia dell’identità territoriale che gli esponenti leghisti dicono di rincorrere da sempre. L’obiettivo della legge è l’integrazione sociale e lavorativa degli immigrati regolarmente presenti sul nostro territorio. Penso che quando si decide di stanziare soldi pubblici si renda necessaria una disanima seria e ponderata delle problematiche legate al tema in discussione; in questo caso i problemi legati all’integrazione degli immigrati. Parlando con la gente non mi pare affatto che la mancata conoscenza del dialetto bellunese da parte degli immigrati sia percepita come un ostacolo all’integrazione dell’altro. Piuttosto si valuti l’importanza di garantire a queste persone una vita dignitosa nel rispetto della legalità stanziando soldi pubblici per altri progetti. Se poi si vuol rimarcare a tutti i costi l’identità territoriale pongo alcune domande sui criteri di scelta del dialetto di insegnamento. In provincia di Belluno abbiamo infatti una vasta scelta di variabili del dialetto: ladino, zoldano, alpagoto, sappadino ecc.. Forse si sceglierà in base alla residenza, oppure al luogo dove è ubicata la propria sede lavorativa? Usiamo al meglio risorse ed energie in un momento di difficoltà economica.
Angelo Levis
Capogruppo I.D.V. consiglio provinciale