Continua con interesse l’attività dei gruppi di lettura promossi dalla Biblioteca civica che si terranno i matedì 13, 20, 27 aprile e 4 e 11 maggio, dalle 18.00 alle 19.30 presso la Sala Eliseo Dal Pont “Bianchi”. In occasione del centenario della nascita della scrittore Mario Tobino (Viareggio 1910- Agrigento 1991), ne sarà proposto un altro con il romanzo del 1951 “Il deserto della Libia” a cura di Sandro Buzzatti. Il libro raccoglie ventuno prose relative all’esperienza di Tobino durante la Seconda Guerra Mondiale: sono racconti di paesaggi, incontri, avventure, uomini, in cui il vero protagonista è il deserto, drammatico teatro di guerra: il deserto che è insieme realtà e simbolo, con le sue mutazioni e le sue oasi avvolte dal mistero. Ma “Il deserto della Libia” non è solo un diario, una testimonianza e un preciso momento storico. È molto di più: è denuncia della collera di una generazione di “soldati senza bandiera” mandati allo sbaraglio in una guerra altrui; ma soprattutto è proiezione di una nostalgia esistenziale in cui emerge potente il grido della giovinezza, la vitalità del corpo sano. È il canto della bellezza e dell’innocenza che, anche dal baratro di orrore e morte sempre in agguato, rivendicano la propria briciola di felicità.
La partecipazione al gruppo è libera e aperta a tutti coloro che sono interessati alla letteratura, a condividere una storia emozionante e le proprie impressioni. Sarà anche l’occasione per rivalutare un autore della letteratura italiana del ‘900 un po’ dimenticato.
Mario Tobino. Ragazzo vivace dopo il ginnasio, per tenere a freno una certa esuberanza e una sopravvenuta insofferenza agli studi i genitori lo spediscono per un anno in collegio, a Collesalvetti. Ritornato a casa inizia gli studi liceali e ottiene la maturità la Pisa. Il ragazzo già al liceo leggendo Machiavelli e Dante prova una emozione grandissima, segno premonitore della sua sensibilità e attitudine nello scrivere. Dal carattere volitivo e insofferente, con una propensione agli studi umanistici legata ad un’encomiabile aspirazione di aiutare il prossimo malato, decide di iscriversi a medicina laureandosi nel 1936 all’Università di Bologna. Contemporaneamente al periodo universitario svolge un’attività letteraria sia pur limitata per il poco tempo a disposizione, pubblicando alcuni scritti su riviste aperte ai contributi dei giovani letterati, e nel 1934 con il consenso positivo della critica pubblica Poesie, la sua prima raccolta di versi. Tobino dopo la laurea viene chiamato ad assolvere il servizio militare come ufficiale medico nel Quinto Alpini a Merano. Tornato a casa a Bologna si specializza in neurologia, psichiatria e medicina legale e incomincia a lavorare all’ospedale psichiatrico di Ancona. Durante la sua permanenza in questo luogo di sofferenza e di disagio compone una serie di poesie, pubblicate nel 1939 col titolo Amicizia. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale viene richiamato e inviato sul fronte libico dove rimane fino al 1942: questa esperienza è raccontata nel romanzo Il deserto della Libia (1951) da cui son stati tratti due film, Scemo di guerra di Dino Risi nel 1985 e Le rose del deserto di Mario Monicelli nel 2006. Ritornato in Italia pubblica la raccolta di poesie Veleno e Amore, il romanzo Il figlio del farmacista e i racconti riuniti sotto il titolo La gelosia del marinaio e riprende a lavorare in ospedali psichiatrici, prima per alcuni mesi a Firenze passando in seguito definitivamente a quello di Magliano in provincia di Lucca. Nel 1943 partecipa attivamente alla Resistenza in Toscana, e dalle vicende di lotta partigiana prende spunto per scrivere il romanzo Il clandestino. Nel dopoguerra Tobino si dedica con tutte le sue forze morali e spirituali alle sofferenze dei malati di mente, e contemporaneamente prosegue la sua attività di scrittore, raggiungendo una notorietà sempre più vasta con numerosi riconoscimenti. Tra i suoi libri Le libere donne di Magliano 1953, La brace dei Biassoli 1956, Per le antiche scale 1972 e il Perduto amore 1979. Tobino fu vincitore dei premi letterari Strega, Campiello e Viareggio. Muore ad Agrigento l’11 dicembre del 1991.