Oggi nella sede della Provincia di Treviso, le sette Province del Veneto riunite nell’Urpv (Unione Regionale delle Province Venete) hanno presentato un documento congiunto, che hanno inviato ai candidati alla presidenza della Regione, dove sono riportate le richieste e le aspettative delle Province al futuro governo regionale. Erano presenti il presidente dell’Urpv, Leonardo Muraro, il presidente della Provincia di Belluno, Gianpaolo Bottacin, e la presidente della Provincia di Venezia, Francesca Zaccariotto. «Avevamo annunciato questo documento a febbraio nell’incontro realizzato dall’Urpv per trattare di Province e federalismo – ha spiegato il presidente dell’Urpv e della Provincia di Treviso – . Lo abbiamo redatto con l’aiuto del prof. Antonini della Commissione per l’Attuazione del Federalismo, in base anche alle normative delle ultime disposizione del Ministro Calderoli. All’Upi nazionale è stato infine prodotto un documento finale da destinare poi alle singole Unioni Regionali perché lo modulassero sul proprio territorio».
Ecco allora quanto è stato predisposto dalle Province Venete e che è stato sottoposto ai singoli candidati alla presidenza del Veneto. Si tratta di un documento tecnico, votato e firmato da tutto il direttivo, nel quale abbiamo voluto innanzitutto ricordare alcuni passaggi fondamentali che in passato sono rimasti fermi nel rapporto tra le Province e la Regione. Il presidente della Provincia di Belluno, Gianpaolo Bottacin, ha spiegato che «nel documento si chiedono essenzialmente: l’Istituzione del Consiglio delle Autonomie Locali (come vuole l’art. 123 della Costituzione); l’applicazione del Federalismo Fiscale e Demaniale, con la definizione certa di competenze e di entrate per gli enti locali; il contrasto alla proliferazione degli enti “intermedi” come ad esempio le agenzie; trovare con la Regione un accordo per un Patto di Stabilità Territoriale; realizzare una sussidiarietà orizzontale. Questo documento non vuole assolutamente creare polemiche o tensioni, ma vuole solamente affermare il ruolo delle Province perché finalmente si possa avviare un rapporto proficuo di lavoro con la Regione. Al momento, il documento è stato sottoscritto da un unico candidato». Ha concluso il presidente Bottacin: «Abbiamo voluto affermare alcuni principi riguardanti il ruolo delle Province. Ad esempio la questione del demanio idrico: siamo l’unica Provincia in Veneto ad averlo ottenuto, vogliamo che sia esteso a tutte le altre. Restando nel campo dell’acqua, mi sono reso conto che, nel mio caso, l’Ato corrisponde territorialmente alla Provincia e, di conseguenza, le competenze potrebbero essere tranquillamente assunte dall’Amministrazione Provinciale. Ecco perché mi preme sottolineare la necessità di eliminare gli enti intermedi e le varie sovrapposizioni. La Provincia che cresce nelle competenze ha le capacità amministrative per offrire un servizio sempre migliore ai cittadini».
LE ASPETTATIVE E LE RICHIESTE DELLE PROVINCE AL FUTURO GOVERNO REGIONALE Documento votato dalla Province venete Treviso, 5 marzo 2010
Premessa
Le Province da anni si battono per affermare alcuni principi partendo da alcuni presupposti fondamentali:
1)che la riforma Costituzionale del 2001 del Titolo V della Costituzione della Repubblica Italiana è ancora sostanzialmente inattuata;
2)che l’opinione pubblica non accetta più che vi siano evidenti sprechi nella spesa pubblica, e che parte di detti sprechi siano stati individuati nei “costi della politica”, e che una ben orchestrata campagna di stampa tende ad individuare negli Enti Locali, e segnatamente nell’Ente Provincia, il luogo ove si anniderebbero detti sprechi;
3)che non solo che l’Istituzione Provincia è essenziale per il corretto ed equilibrato funzionamento dei rapporti tra Comuni e Regione, nel rispetto del principio della sussidiarietà, ma anche che gli sprechi sono certamente, e non solo, là dove vi è inutile e dannosa sovrapposizione di funzioni, e là dove dette sovrapposizioni vengono strumentalmente create con organismi sovracomunali di vario tipo che operano sul territorio, sottraendo competenze agli Enti Locali ed impedendo di fatto il naturale svolgimento del ruolo della provincia sul territorio.
Il processo di riforma in atto – dal federalismo fiscale che vede al momento la stesura dei decreti attuativi, passaggio essenziale per la vera riforma delle Istituzioni alla modifica del Testo Unico degli Enti Locali – fa sì che l’attuale stagione politica può davvero rappresentare un momento storico, forse irripetibile, per rendere più moderna e vicina ai cittadini l’organizzazione dello Stato.
Inoltre nell’imminenza della scadenza elettorale regionale, le Province auspicano maggior dialogo e confronto con la Regione Veneto per attuare pienamente il decentramento amministrativo ancora incompiuto e per costruire insieme una strategia condivisa nella elaborazione delle norme attuative del federalismo, nel confronto e nel dibattito in essere e in quanto verrà a svilupparsi a livello nazionale in tutte le sedi istituzionali competenti.
Le Province Venete nella prospettiva del federalismo fiscale e demaniale
La legge n. 42 del 2009 sta ora entrando nel vivo della su fase attuativa.
A dicembre il Consiglio dei Ministri ha, infatti, approvato lo schema del primo decreto legislativo (federalismo demaniale) ed entro giugno 2010 dovrà essere presentata al Parlamento una relazione sugli impatti finanziari e sulle ipotesi di struttura del nuovo quadro del federalismo fiscale.
E’ quindi ipotizzabile che già verso la fine dell’anno verranno emanati i decreti di carattere fiscale.
Si tratta di un processo che richiede che, per tempo, venga considerato il quadro della futura autonomia provinciale, anche con proposte concrete, sia dal punto di vista del federalismo amministrativo che di quello più propriamente fiscale.
E’ chiaro che il processo di federalismo rappresenterà un’importante occasione anche per riordinare il quadro delle competenze amministrative di cui le Province hanno la titolarità.
Questo permette di considerare la specificità delle province venete in un’ottica nuova.
Scopo del federalismo fiscale è, infatti, quello di mettere nelle condizioni, o meglio in un certo senso “costringere”, chi ha la responsabilità politica di far funzionare al massimo la “macchina” istituzionale che amministra accentando la sfida della “resa del conto” agli elettori, in un quadro che rende trasparenti le responsabilità. In un contesto di federalismo fiscale non sarà più indifferente, per l’impatto sui propri elettori, la gestione virtuosa o quella non virtuosa.
Gli elettori saranno – molto di più rispetto a oggi – nelle condizioni di misurare col voto chi governa in modo inerte o inefficiente e chi invece utilizza il sistema dei poteri regionali, provinciali e locali per semplificare le normative per le imprese, per de-burocratizzare, per valorizzare le risorse della società civile, per risanare i bilanci, per combattere le inefficienze, aumentare la qualità dei servizi. Chi continuerà con gestioni inefficienti, che non rispettano i fabbisogni standard, sarà costretto a venire allo scoperto, aumentando le imposte locali. E gli elettori locali decideranno con il voto in un sistema trasparente: la legge prevede anche che i bilanci locali siano pubblicati, secondo modelli destinati a renderli leggibili a chiunque, su internet.
Da questo punto di vista, l’effetto naturale del federalismo fiscale è quello di favorire un naturale processo di riunificazione delle competenze in capo al soggetto che meglio è in grado di disciplinarle, amministrarle e gestirle. Il rischio di un neo centralismo regionale deve quindi essere evitato proprio per massimizzare il circuito virtuoso che il federalismo fiscale può avviare.
L’effetto di un circuito virtuoso è, infatti, quello di consentire di abbassare la pressione fiscale regionale, provinciale e locale.
Attuazione del titolo v della Costituzione – Le aspettative e le richieste delle province al governo regionale: Confronto, Semplificazione e decentramento amministrativo
Nel corso dell’ultimo decennio in Veneto si è assistito purtroppo ad un processo caratterizzato sempre più dal centralismo regionale che di fatto ha parzialmente vanificato il processo di decentramento amministrativo inaugurato nella seconda metà degli anni ‘90.
E’ accaduto che la Legge Regionale 13 aprile 2001 n. 11 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi alle autonomie locali in attuazione del Decreto Legislativo 31 marzo 1998 n. 112” si è rivelata poco coraggiosa e innovativa nel processo di decentramento ed è rimasta in gran parte inattuata per il perpetuarsi dei regimi transitori che hanno caratterizzato la legislazione regionale nei rapporti con gli Enti Locali.
Alcuni esempi clamorosi denunciano con evidenza questa situazione:
a)Attività di cava: La Legge Regionale 7 settembre 1982 n. 44 ha attribuito formalmente alle Province la competenza ad autorizzare le attività estrattive; sennonché la disciplina transitoria prevista dall’art. 44 ha subordinato l’effettivo trasferimento delle funzioni alla preventiva approvazione del Piano Regionale Attività di Cava mai avvenuta; così a distanza di 28 anni la delega di funzioni non è stata ancora attuata;
b)Urbanistica: Analogamente la Legge Regionale 27 giugno 1985 n. 61 ha attribuito formalmente alle Province la competenza ad approvare i Piani Regolatori Comunali; ma la disciplina transitoria, collegata all’approvazione regionale dei Piani Territoriali Provinciali, ne ha impedito il trasferimento; soltanto negli ultimi mesi si sta attuando la nuova legge 11/2004, a distanza di oltre 20 anni;
c)Energia: Le funzioni attribuite alla Provincia in materia di energia dalla L. R. 11/2001 sono subordinate alla preventiva approvazione del Piano Energetico Regionale finora non avvenuta a distanza di 9 anni.
Gli esempi potrebbero continuare numerosi.
Alla luce di tutto ciò, le Province chiedono con forza al nuovo Governo Regionale:
1)l’istituzione del Consiglio delle autonomie locali (art. 123 della Costituzione) luogo ove potrà meglio realizzarsi con lealtà, competenza e collaborazione il confronto politico che consentirà in tempi relativamente brevi non solo la definizione precisa della titolarità delle funzioni amministrative di competenza propria o attribuita ma anche il conseguente trasferimento delle adeguate risorse e finanziarie e di personale;
2)l’avvio non solo di procedure precise per assicurare autonomia ed autogoverno, ma anche la certezza della titolarità delle entrate;
3)di vedere varate le norme di attuazione relative al federalismo fiscale (art. 119 della Costituzione), nel cui processo la Regione deve svolgere un ruolo fondamentale anche di raccordo con le Autonomie Locali, a partire dal decreto sul federalismo demaniale. E’ utile, infatti, richiamare l’attenzione sul primo schema di decreto legislativo che è stato approvato dal Governo, che riguarda il federalismo demaniale.
Si tratta di un decreto che apre un processo senz’altro positivo per le Province, ma che richiede che si presti una attenzione particolare alla fase che si sta aprendo, anche in relazione alla specificità del Veneto.
Il decreto prevede infatti il trasferimento del demanio idrico secondo uno schema negoziale, me che con molta probabilità è destinato a determinare il passaggio del demanio idrico alle Province.
E’ opportuno, dal momento che il decreto è all’esame della Conferenza Unificata, che sia adottata, con il concorso di Regione e Autonomie Locali, una soluzione di ampio respiro analoga a quanto si è verificato nel processo relativo al trasferimento del demanio idrico in Trentino Alto Adige, che non ha conosciuto esclusioni. Anche fiumi di portata extra regionale, ad esempio, l’Adige sono stati attribuiti alla proprietà della provincia autonoma di Trento (cfr. D.Lgs. 11-11-1999, n. 463 Norme di attuazione dello statuto speciale della regione Trentino-Alto Adige in materia di demanio idrico, di opere idrauliche e di concessioni di grandi derivazioni a scopo idroelettrico, produzione e distribuzione di energia elettrica).
Si richiede inoltre di generalizzare per tutte le Province venete quanto la legislazione regionale ha conferito alla Provincia di Belluno, riconoscendo alla stessa provincia il trasferimento delle risorse equivalenti ai proventi dei canoni introitati. Questa estensione del trasferimento delle competenze amministrative a tutte le Province venete non costituisce un obbligo, come è stato per la provincia di Belluno, ma una scelta che la Regione può compiere nella sua autonomia. Si tratta di un passaggio diventa opportuno e urgente anche in vista del federalismo demaniale: l’unificazione, in capo alle Province venete, delle competenze amministrative con quelle della proprietà del demanio idrico permetterebbe di realizzare un compiuto processo di federalismo sul nostro territorio.
4)di vedere varate norme che contrastino il proliferare dei vari organismi intercomunali (società, consorzi, agenzie, ecc.), riconducendo ogni competenza e funzione alle assemblee elettive;
5)di vedere varate le norme che chiariscano le competenze degli Enti locali tutti, e non solo delle province, attraverso il trasferimento di funzioni e compiti agli Enti Locali tutti, in stretta connessione con le norme del federalismo fiscale (art. 118 della Costituzione) e la riforma oggi in itinere del Testo Unico sull’Ordinamento degli Enti Locali;
Dette norme dovranno riconoscere definitivamente alle province le funzioni necessarie e fondamentali per il governo del territorio, fra cui:
a)funzioni di coordinamento
b)pianificazione territoriale di area vasta
c)programmazione dello sviluppo economico del territorio
d)tutela dell’ambiente, difesa del suolo in tutte le sue accezioni la programmazione e l’organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale, nonché le relative funzioni di autorizzazione e di controllo;
e)gestione del demanio idrico
f)programmazione scolastica, formazione professionale e mercato del lavoro ivi comprese le politiche per l’impiego;
g)turismo
h)beni ed attività culturali
i)funzioni in campo dei servizi pubblici di rilevanza economica di area vasta e quelli di rete
j)la tutela e la gestione, per gli aspetti di competenza, del patrimonio ittico e venatorio;
k)la pianificazione dei trasporti e dei bacini di traffico e la programmazione dei servizi di trasporto pubblico locale, nonché le funzioni di autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato in ambito provinciale;
l)la costruzione, la classificazione, la gestione e la manutenzione delle strade provinciali e la regolazione della circolazione stradale ad esse inerente
m)la programmazione, l’organizzazione e la gestione dei servizi scolastici, compresa l’edilizia scolastica, relativi all’istruzione secondaria di secondo grado
n)la promozione e il coordinamento dello sviluppo economico del territorio provinciale.
o)l’attività di previsione, la prevenzione e la pianificazione d’emergenza in materia di protezione civile
p)la polizia locale
6)Infine, in ordine alle problematiche afferenti al patto di stabilità, considerato il ruolo delle Province quali soggetti che investono sulle infrastrutture territoriali, si chiede alla Regione Veneto la definizione di un accordo per l’attuazione di un patto di stabilità territoriale che consenta di rimuovere almeno in parte i vincoli del patto di stabilità che gravano sulle Province, in modo tale da garantire l’esecuzione delle opere pubbliche appaltate, a norma del combinato disposto dell’art. 77-ter comma 11 del D. L. 112/2008 convertito in Legge 133/2008, art. 7-quater comma7 del D. L. 5/2009 convertito in Legge 33/2009 e art. 7-quater commi 1 e 8 del D. L. 5/2009 convertito in Legge 33/2009.
7)Da ultimo è opportuno richiamare la forte valorizzazione che la legge delega sul federalismo fiscale opera del principio di sussidiarietà orizzontale. Il disegno di legge, infatti, prevede espressamente tra i principi generali di coordinamento all’art.2, lett v) la “definizione di una disciplina dei tributi regionali e locali in modo da consentire anche una più piena valorizzazione della sussidiarietà orizzontale”. Questo principio potrà consentire lo sviluppo di politiche realmente organiche nell’ambito della sussidiarietà, che potranno in modo più significativo avvalersi anche della leva fiscale locale. In quest’ottica le migliori formule attuative della sussidiarietà e di valorizzazione della società civile (non profit, volontariato, ecc.) potranno trovare una maggiore considerazione, consentendo in numerosi ambiti del welfare locale lo sviluppo d’innovative politiche rivolte a valorizzare la libertà di scelta e la competizione tra pubblico e privato, così come la valorizzazione dell’azione degli enti Non Profit. La forte valorizzazione che la legge attua del principio di responsabilità implica, infatti, come risultato finale che la gestione politica sia spinta a considerare e a valorizzare – anche dal punto di vista fiscale – le risorse della società civile presenti sul territorio e che svolgono un servizio pubblico efficace. Una cattiva gestione, segnata ad esempio anche dall’incapacità di valorizzare le risorse del territorio, non potrà più contare sullo Stato come “pagatore di ultima istanza”, ma dovrà vedersela con i propri elettori locali, anche inasprendo la pressione fiscale.
Le sette Province Venete, in conclusione, ritengono che lo sviluppo degli oltre 500 comuni del Veneto, e del Veneto tutto, rappresentato con autorevolezza dalla Regione Veneto passi non solo dalla riconosciuta laboriosità della propria gente, ma anche dalla volontà di modernizzazione e collaborazione, nel reciproco rispetto delle proprie istituzioni, costituzionalmente riconosciute e necessariamente protette: la Regione, le Province, i Comuni.