“Il mio dovere è difendere l’agricoltura veneta e il reddito delle nostre aziende, garantendo nel contempo ai consumatori il diritto ad avere prodotti di provenienza certa, dal gusto vario, dalla squisitezza senza pari”. Lo dice il vicepresidente della Giunta veneta Franco Manzato. Proprio partendo dagli obiettivi della politica regionale, è un no agli OGM netto e argomentato quello del vicepresidente della giunta veneta, assessore all’agricoltura. “Al di là di ogni altra considerazione – prosegue Manzato – le produzioni geneticamente modificate non faranno altro che omologarci al resto del mondo, con i cui costi di produzione non possiamo essere competitivi; in più i nostri produttori non potranno essere mai più “padroni” del loro prodotto e del loro futuro, condizionato esclusivamente da chi detiene i brevetti delle produzioni geneticamente modificate e del loro sviluppo. C’è chi giustifica gli OGM sostenendo che saranno queste produzioni a salvare il mondo dalla fame, perché sapranno creare alimenti da piante resistenti naturalmente alle avversità del clima e dei parassiti. Non ho argomenti scientifici per controbattere ad affermazioni di questo genere – dice ancora il vicepresidente della Giunta – che tuttavia mi paiono un po’ presuntuose e pretestuose. Evidenzio peraltro che l’aumento delle superifici coltivate a ogm è diffuso proprio nei Paesi del sud del mondo, i più colpiti dalla fame e dalle carestie. Di una cosa sono invece certo: che noi in Veneto abbiamo la più ricca e straordinaria varietà di alimenti di qualità ai massimi livelli mondiali in moltissimi settori della produzione agricola e che il nostro futuro non è nel produrre “mangimi” per esseri umani, ma cibo buono e apprezzato, anche dal mercato, per le persone. Il nostro futuro è insomma quello di produrre alimenti sani, buoni e in maniera ambientalmente sostenibile”. Manzato ribadirà domani la sua posizione, nel corso della riunione della Task Force anti ogm, convocata per domattina (giovedì 18) alle 11 a Mestre, nella sede di Coldiretti Veneto, per affrontare l’emergenza provocata dal rischio di contaminazione dei terreni in conseguenza della coltivazione di organismi geneticamente modificati.