Vivere in montagna comporta costi più alti anche per le case di riposo. Lo ha ribadito oggi la giunta del Veneto che ha dato il via al progetto sperimentale per assegnare uniformità ed omogeneità alla qualità dei servizi agli ospiti delle strutture per anziani. Il provvedimento è il frutto di un’analisi effettuata sull’attività dei Centri di servizio da cui risulta evidente che nelle strutture di piccole dimensioni e soprattutto ubicate in montagna, sostenere gli standard predisposti comporta un maggiore peso economico che ricade di conseguenza sulla retta a carico dell’ospite e di chi lo assiste. «Ecco allora che, attraverso questo innovativo sistema – spiega l’assessore Oscar De Bona – per le strutture nelle aree montane con capienza inferiore ai 60 posti letto si introducono nuovi parametri, cioè una sorta di deroga a quelli esistenti, per garantire modelli di servizio efficienti e allo stesso tempo sostenibili economicamente. Di questo provvedimento ringrazio il collega alle Politiche sociali Stefano Valdegamberi che ho interessato di questa problematica e che, anche sulla base di altre sollecitazioni, ha concretizzato l’operazione. Lo scopo di tale iniziativa è quello di offrire un’adeguata assistenza all’anziano non autosufficiente attraverso costi accessibili e consentirgli di rimanere nel proprio contesto territoriale e il più possibile vicino al suo nucleo familiare». «In più – continua l’assessore bellunese – con il mantenimento di questi servizi essenziali in territori la cui accessibilità è disagiata diventa un valore che è parte di quello più ampio che permette la sopravvivenza sociale ed economica degli stessi territori. Pertanto alla criticità ambientale va contrapposta la garanzia di costi sostenibili». In base a tali considerazioni la giunta ha ravvisato l’esigenza e l’opportunità di mantenere e favorire la sostenibilità finanziaria dei Centri di servizio dei territori dell’area montana al fine di assicurare la libera scelta del cittadino nell’ambito del contesto di vita delle persone in condizioni di non autosufficienza.
Requisiti minimi per i Centri Servizi per anziani in zona montana:
1.la sperimentazione di apposite convenzioni tra i Centri di Servizio, che insistono su zone di montagna, di dimensioni al di sotto dei 60 posti letto, e altri soggetti istituzionali di dimensioni maggiori (art. 132 LR 11/01) al fine di ammortizzare i costi fissi (quali ad esempio quelli per il coordinatore piuttosto che per altre figure previste per l’area sociale, nonché per altro personale sanitario o ausiliario);
2.la definizione di modelli di standard organizzativi alla luce di economie derivanti dalla ridotta dimensione del Centro di Servizio. Fermo restando la necessità di garantire il servizio infermieristico nelle 24 ore e lo standard relativo al personale di assistenza come definiti dalla DGR 84/07, ai fini socio-assistenziali, i rapporti numerici previsti per l’area sociale possono essere ridotti, in relazione alla “mission” dell’ente, fino ad un massimo del 50% (es: 0,5 unità di personale con funzione di educatore/animatore ogni 60 ospiti….);
3.per gli standard strutturali, si prevede la possibilità di ridurre la superficie utile funzionale fino a 35 mq per anziano (come per altro previsto per le grandi strutture), laddove il Centro di Servizio faccia riferimento a servizi esterni al Centro stesso (es. lavanderia, cucina).