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lunedì, Settembre 9, 2024
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I cantieri del Parco, ecco una sintesi degli interventi conclusi, in corso e in progetto

In questi giorni, sulla stampa locale, sono apparsi diversi articoli che chiamano in causa il Parco quale responsabile della manutenzione di strade, rifugi, sentieri e altre infrastrutture in quota. Una chiarificazione in merito è doverosa: il Parco non ha la responsabilità della manutenzione delle infrastrutture in quota. Strade, bivacchi, rifugi non sono di proprietà del Parco e l’Ente che gestisce l’area protetta non ha, tra i compiti istituzionali, quello della manutenzione di queste strutture.
Nonostante questo il Parco ha finanziato negli anni scorsi e continua a finanziare numerosi interventi di recupero, manutenzione e miglioramento delle infrastrutture, perché ritiene questi interventi di fondamentale importanza per garantire una ottimale fruizione della montagna da parte degli escursionisti e di chi in montagna lavora, come i boscaioli, i malgari, i gestori dei rifugi, i pastori. In questo senso il Parco e le risorse che può mettere a disposizione sono un valore aggiunto per il territorio, ma le competenze in materia all’interno dell’are protetta non sono in carico all’Ente Parco. Gli interventi sono fatti perché il Parco ritiene suo dovere “morale” quello di assicurare e migliorare la fruibilità del territorio che è chiamato a gestire. Tutti questi interventi, che assorbono tra l’altro la gran parte delle risorse finanziarie a disposizione del Parco, non sono certo il primo dovere istituzionale dell’area protetta, che nasce prima di tutto per garantire la tutela dei valor naturalistici, geologici e paesaggistici. Fatta questa doverosa precisazione e per dimostrare che comunque l’impegno del Parco sul fronte degli interventi  infrastrutturali è notevole e costante, riportiamo alcuni dati sui cantieri appena chiusi, in corso o in fase di avvio. Nel 2008 il Parco ha ultimato i lavori per la ristrutturazione de La Santina, trasformata in centro di educazione ambientale; inaugurato il giardino botanico “Campanula morettiana” in Val Brenton e il deposito interrato a servizio del centro per il volontariato di Agre (ospitato in un antico ospizio medievale, restaurato anch’esso a spese del Parco negli anni scorsi).
Solo questi tre cantieri hanno impegnato risorse per oltre 900.000 euro.
Al momento sono in corso i lavori di completamento del centro culturale Piero Rossi, ospitato nella ex caserma dei vigili del fuoco di Belluno, la riqualificazione dell’intera area di Pian Falcina; il ripristino (a tempi di record) della strada per il rifugio Dal Piaz e malga Vette Grandi, devastata dalle abbondanti nevicate e conseguenti slavine dell’inverno scorso. Questi tre cantieri impegnano risorse per oltre 2.100.000 euro
Tra i lavori in appalto o in progetto ci sono: la copertura fotovoltaica del parcheggio della sede del Parco, l’impianto fotovoltaico a servizio del ristorante di Col dei Mich, la realizzazione del punto ristoro e informazioni a Pian d’Avena, l’area per camper a Candaten e il recupero delle gallerie di Valle Imperina.  Questi interventi impegnano risorse per oltre 1,5 milioni di euro.
Si tratta di cifre e interventi di tutto rilievo, soprattutto considerando che le risorse economiche a disposizione dell’Ente sono limitate e in costante riduzione e che molte di queste realizzazioni non rientrano tra le finalità istitutive “primarie” del Parco.
Altro rilievo mosso al Parco in questi giorni riguarda il presunto scarso coinvolgimento di professionisti e imprese locali nei lavori pubblici curati dall’Ente.
Degli 11 cantieri citati 5 hanno una progettazione e direzione lavori affidata a professionisti non bellunesi, mentre negli altri 6 progettazione e direzione lavori sono curate da architetti o ingegneri locali.
Per quanto riguarda le imprese che hanno realizzato i lavori, gli arredi o altre forniture si tratta esclusivamente di ditte bellunesi o, in qualche caso, venete.
Sono bellunesi le due ditte che hanno curato La Santina; la Comunità montana Val belluna e una ditta locale hanno realizzato il giardino botanico; una ditta trevigiana il deposito interrato di Agre. Ancora, quattro ditte bellunesi hanno curato il centro culturale Piero Rossi di Belluno; sei ditte bellunesi, una di Verona e due di Padova hanno lavorato in Pian Falcina. I servizi forestali regionali e una ditta bellunese hanno sistemato la strada delle Vette.
Dati ancora più dettagliati,con l’importo dei lavori eseguiti, incorso o in fase di progettazione sono riportati nella tabella allegata a questo comunicato.
“La trasparenza, come ho già sottolineato spesso – ha dichiarato il Direttore del Parco Nino Martino – è uno dei presupposti alla base del nostro lavoro. L’altro è la costante attenzione al territorio, intesa non solo come cura e manutenzione dei beni naturali che ci sono affidati, ma anche come coinvolgimento diretto, in tutti i nostri interventi, delle professionalità, delle maestranze e delle risorse umane espresse dalle nostre comunità locali. Il Parco è di tutti, ma soprattutto è di chi risiede in questi territori. Facendo lavorare nel Parco coloro che ci abitano, ovviamente nel pieno e assoluto rispetto  delle normative in materia di lavori pubblici e forniture, facciamo in modo di far sentire ancora più vicino il Parco alle genti bellunesi”.

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