Pompe di benzina chiuse dalle 19,30 di martedì 7 luglio alle 7,00 del 10 luglio per la protesta dei gestori nei confronti delle compagnie petrolifere. Molti gli argomenti di contrasto che hanno costretto la categoria ad una soluzione che – inevitabilmente – provocherà alcuni comprensibili disagi agli utenti. Alla base vi è sostanzialmente il rifiuto delle Compagnie di adeguare i margini del gestore agli aumentati costi legati all’attività delle pompe e la volontà di inserire in modo sempre maggiore clausole vessatorie a carico del gestore stesso.“In questo modo” dice Carlo Buratto, presidente del Sindacato Provinciale Gestori Impianti Stradali di Carburante aderenti all’Ascom di Belluno “i gestori degli impianti sono davvero “precarizzati” nel senso che il loro contratto viene sottoposto a tanti e tali vincoli che la Compagnia, unilateralmente, può trovarsi nella condizione di chiudere l’impianto, cambiare gestore, ridurre ulteriormente i margini… Si finisce con l’avere tutti i rischi di un imprenditore senza averne i benefici. Anzi – continua Buratto – manca proprio quella necessaria stabilità del rapporto che permette di programmare la propria attività nel tempo”.La questione è viva in tutto il territorio nazionale, ma nella nostra Provincia si fa ancor più pregnante, in quanto la chiusura degli impianti, se decisa a livello unilaterale, determinerebbe intollerabili carenze di servizio a favore dei cittadini.Non mancano peraltro le rivendicazioni nei confronti del Governo, a cominciare dalla necessità di reiterare il bonus fiscale, il cui mancato rinnovo comporta il rischio di fallimento per molti gestori. Riforma della legge di settore, semplificazione e norme per l’ammodernamento e l’inserimento della categoria tra i lavori usuranti completano il quadro della situazione.Si comprende pertanto la complessità di una vertenza che necessita di essere portata all’attenzione di tutti perché il servizio prestato a tutti non sia alla mercé di pochi.