“Freddo, ma con passione”, la grande mostra sulla storia della gelateria italiana in Germania, inaugurata a Bochum sabato scorso, è arrivata ieri a Belluno sotto forma di catalogo. Una delegazione di rappresentanti della Famiglia Nord Reno Vestfalia guidata da presidente Aduo Vio, che con l’LWL Industriemuseum e Anne Overbeck ha organizzato l’evento, ha invitato il prefetto Provvidenza Delfina Raimondo a visitare la rassegna e gli ha consegnato il bel volume che traccia il percorso dell’esposizione. Con foto d’epoca e storie di vita è illustrato, sia sulla carta che in mostra, l’evolversi del fenomeno “gelatieri” nella regione della Ruhr.
All’incontro hanno partecipato l’assessore regionale ai Flussi migratori, Oscar De Bona, e il presidente dell’associazione Bellunesi nel mondo, Gioachino Bratti, con esponenti del mondo dell’emigrazione bellunese. Lo svilupparsi della gelateria artigianale in Germania, in questo caso particolare nell’area della Ruhr, è in gran parte targato Belluno. Anzi, più precisamente porta soprattutto la sigla di Zoldo e Cadore. Da queste due valli infatti, nel 1860 partirono i primi emigranti diretti a nord per vendere gelato. Essi dapprima scelsero le grandi città dell’Austria e dell’Europa dell’Ovest per arrivare in quelle della Ruhr da almeno un centinaio di anni. Dapprima giravano le vie e le piazze con i loro caratteristici carretti e poi nacquero gli Eis caffè dal tipico arredamento e architettura italiani. Tutto questo è esposto nella rassegna e riportato nel catalogo dove le immagini di famiglie, di gelaterie, di personale, di attrezzature, di macchinari, di grafici di vendite e di variopinte coppe di gelato fanno percorrere al visitatore oltre un secolo di storia bellunese e veneta. «E’ una storia – ha sottolineato l’assessore Oscar De Bona il quale, attraverso la Regione Veneto, ha sostenuto l’iniziativa – costruita da uomini e donne che con impegno, laboriosità e professionalità hanno portato e continuano a portare lustro al Veneto e all’Italia, oltre che dare un contributo alla nostra economia. La mostra di Bochum rende onore in primis ai “pionieri” di questo tipo di emigrazione, segnata allora di notevoli sacrifici e rinunce, ma anche a tutti coloro che in seguito hanno lavorato sodo e con onestà e che oggi possono godere di un accresciuto benessere e della stima dei residenti».