“Servono pratiche e forme di autonomia. Contro lo spopolamento, la montagna deve fare sinergie economiche e sociali, rafforzare le pratiche che mettono al centro un buon governo del territorio fatto di valorizzazione delle differenze, riconoscimento delle competenze di ciascuno, orientamento agli interessi collettivi e responsabilità rispetto alle future generazioni”. Così Sergio Reolon commenta il dibattito sviluppato sabato al convegno del Rotary sullo spopolamento della montagna. “Il Rotary non sbaglia a individuare nello spopolamento il pericolo di collasso della nostra montagna che oggi è l’area del Veneto che corre i maggiori rischi dal punto di vista economico e sociale”. “Penso a una sinergia di iniziative per ridare slancio all’economia, per mantenere i servizi in montagna – dalle scuole alla sanità – per la promozione turistica, agricola e culturale della nostra eccezionale terra con i suoi prodotti, le sue bellezze e le sue tradizioni”. “L’impegno delle tante realtà territoriali”, prosegue Reolon, “dalle Associazioni di categoria ai collegi professionali, dai sindacati alle associazioni di volontariato, dai Comuni alle Comunità montane, mobilitate per rivitalizzare la montagna è concreto e di valore. Non possiamo permetterci di vanificarlo”. “La crisi economica si affronta in modo credibile solo con pratiche quotidiane e forme strutturali di autonomia. Tra le pratiche possiamo individuare il settore delle energie rinnovabili che rappresenta uno dei cantieri a cui possono collaborare attivamente soggetti pubblici e privati, ridando slancio al mercato del lavoro locale”. “Sul piano strutturale “, ricorda Reolon, “l’appuntamento cruciale sarà con lo Statuto veneto. Mai ci stancheremo di differenziare le caratteristiche della montagna bellunese dal resto del Veneto. Il Bellunese è il 20% dell’intera regione, un’area interamente montana scarsamente popolata (5% dei Veneti), transfrontaliera, in cui risiedono consistenti minoranze linguistiche, stretta tra due Province Autonome e una Regione a statuto speciale. E’ del tutto evidente che le ricette metropolitane qui da noi sono destinate ad aumentare il disagio, ad aumentare indici di vecchiaia che già oggi sono i più alti del Veneto e, di conseguenza, lo spopolamento”