Lo smaltimento dei rifiuti è una delle spine più dolorose conficcate sul fianco delle amministrazioni comunali. La vecchia giunta De Col, tanto per fare un esempio, che per prima attuò la raccolta differenziata a Belluno, venne bocciata dall’elettorato su questo tema. Oggi sono i costi dello smaltimento dei rifiuti sostenuti dai cittadini bellunesi ad essere finiti sotto la lente d’ingrandimento della stampa locale. Ebbene, sull’argomento è intervenuto Leonardo Colle, assessore alle politiche ambientali del Comune di Belluno, che ha voluto fornire alcune precisazioni in merito alla pubblicazione di un dossier del 2005, secondo cui la spesa del Comune di Belluno per lo smaltimento dei rifiuti è superiore del 50% rispetto agli altri comuni della Provincia. E che scelte più oculate dell’Amministrazione – sempre secondo questo dossier – dovrebbero consentire un risparmio di 1,5 milioni di euro all’anno, su un bilancio complessivo di circa 4,6 milioni di euro. “Innanzitutto è necessario evidenziare come il confronto con i costi degli altri comuni della Provincia sia assai poco significativo – ha detto Colle – il confronto, va fatto con realtà simili e cioè con comuni che hanno gli stessi abitanti e servizi di un capoluogo. Infatti, l’attività di una società di raccolta dei rifiuti va dimensionata in funzione delle esigenze del proprio territorio; rispetto ad altri comuni della provincia, Belluno ha molteplici servizi collettivi a valenza extra-comunale quali l’ospedale, le scuole superiori, gli uffici statali periferici e degli altri enti territoriali, i centri commerciali, le aree industriali ed artigianali, i locali di ristorazione, che inducono una presenza notevole di utenti esterni che vanno ad aggiungersi a quelli residenti. Il nostro comune ha anche una notevole presenza turistica per diversi mesi all’anno, da servire anche per la raccolta rifiuti fra i 1.000 e i 1.300 m. slm. Il costo pro-capite non andrebbe calcolato quindi sul numero di residenti ma su quello degli “abitanti equivalenti”, che tiene conto cioè dei fattori di produzione di maggiori quantitativi di rifiuti proveniente dall’esterno. Un capoluogo di provincia con realtà simili alla nostra è la città di Rovigo, ancorché favorita dalla morfologia e dal decisamente minore peso dei costi di spazzamento e trattamento del ghiaino che viene sparso sulle strade nel periodo invernale. Orbene a Rovigo, una famiglia composta da 3 persone in un appartamento di 100 metri quadrati spende il 18% in più rispetto alla stessa a Belluno. Un esame dei bilanci della ex Multibel fa capire cosa è successo in questi anni, a partire dal 2005, quando la tassa si chiamava ancora Tarsu ed era applicata dal Comune, al 2008 quando invece la Multibel ha avviato dal 2006 la tariffa TIA. Innanzitutto si può affermare che i costi complessivi del servizio non hanno finora superato quanto addebitato alle utenze nel 2005, a fronte di un aumento generalizzato dei costi di tutte le componenti comuni quali carburanti, contratti di lavoro, contratti di servizi esterni, costi di trattamento e smaltimento presso l’impianto del Maserot. Nel contempo la società si è dovuta organizzare per realizzare gli obiettivi dell’Amministrazione per una raccolta differenziata sempre più spinta, investendo in mezzi e personale per far fronte ad un servizio al cittadino sempre più adeguato. La raccolta differenziata ha consentito di ridurre i costi di smaltimento del rifiuto secco e di aumentare i proventi per il recupero della carta, del cartone ed indirettamente quelli per gli altri rifiuti riciclabili. In buona sostanza, si può affermare che in 4 anni è stato possibile mantenere quantomeno invariata la tariffa al cittadino nonostante gli aumenti del costo della vita (anzi con degli sconti praticati nel 2006 e 2007), riorganizzare il servizio con la necessaria dotazione di risorse umane e mezzi; ciò è stato possibile grazie ai i risparmi dovuti alla raccolta differenziata e con il responsabile comportamento della maggior parte dei cittadini. Se così non fosse stato, e cioè si fosse continuato con gli stessi risultati di raccolta differenziata ottenuti fino al 2005, i costi si sarebbero dilatati ben oltre il tasso dell’inflazione, senza alcun beneficio per l’utente”.
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